Quello che sto per farvi sull’alcol e la salute della donna nelle diverse stagioni della vita (post in 3 puntate – vedi sotto) so che non è un discorso tanto popolare, perché l’alcool nel mondo Mediterraneo e Occidentale gode culturalmente ancora di approvazione sociale e di una diffusione ampia e antica, collegata alla convivialità, mentre rappresenta l’unica sostanza di abuso per la quale oggi si parla erroneamente di “benefici di un uso moderato”, sebbene la scienza ci dica che NON esiste una dose sicura, specie per le donne, e che l’optimum sarebbe ridurre i consumi a zero. Si tratta infatti di una sostanza tossica non nutriente eppure ricca di calorie (ogni unità alcolica apporta 70 kcal e zero nutrienti), d’abuso perché può indurre dipendenza, cancerogena (la IARC – International Agency for Research on Cancer la classifica nel gruppo 1, sicuramente cancerogena), e causa di squilibri nutritivi, problemi cardiovascolari, d’infiammazione e di danni cellulari in diversi distretti (soprattutto fegato, mucosa digestiva, cervello e sistema nervoso centrale), con effetti che come nel caso del cervello si è visto che possono permanere almeno a distanza di 40-50 giorni dall’ultimo bicchiere, specie nell’emisfero destro e nel lobo frontale.
Secondo le ultime linee guida italiane viene definito “a basso rischio” il consumo di:
- 2 unità alcoliche al giorno per gli uomini
- 1 unità alcolica al giorno per le donne (giovani, in assenza di patologie e non gravide)
- 1 unità alcolica al giorno per le persone con più di 65 anni, tenendo presente le possibili interazioni con i farmaci utilizzati
- zero unità sotto i 18 anni
L’unità alcolica equivale a 12 gr di alcol puro, etanolo e può corrispondere a:
- 1 bicchiere di vino (125 ml a 12°)
- 1 lattina di birra da 330 ml (a 4,5°)
- 1 aperitivo (80 ml a 38°)
- 1 shottino di superalcolico da 40 ml (a 40°)
I rischi per la salute e per la società ovviamente sono proporzionali alle quantità assunte e correlati alla modalità di assunzione, che può innalzare il tasso alcolemico, rallentarne lo smaltimento e amplificarne gli effetti e riguarda:
- la capacità di smaltire l’alcol rispetto al sesso, alla conformazione fisica e all’età della persona (nulla o quasi fino ai 16 anni, carente fino ai 21 anni, decrescente dai 65 e dimezzata nelle donne rispetto agli uomini, specie in concomitanza con l’assunzione di contraccettivi orali)
- l’abbinamento alla dipendenza da fumo o all’assunzione di alcuni farmaci comuni per patologie croniche
- il consumo in contesti che possono esporre a particolari rischi, correlati alla guida di veicoli o allo svolgimento del lavoro
- il bere lontano dai pasti (il cibo rallenta l’assorbimento nello stomaco dell’alcol) o il bere smodato in una singola occasione
Un drink corrispondente all’unità alcolica di cui sopra, aumenta la concentrazione di alcol nel sangue di un uomo di 70 kg di 15-20 mg/dL (0.15 g/L grammi di etanolo per litro di sangue), considerando che un tasso superiore ai 0,30 g/l causa già alterazioni del comportamento, mentre l’emergenza medica del cosiddetto coma alcolico con perdita di coscienza e problemi respiratori si stima che venga raggiunta con un livello indicativo di BAC (Blood Alcohol Concentration) di circa 3,5-4 g/L nell’uomo, mentre ci vuole molto meno nelle donne, per non parlare di bambini e adolescenti che non possono smaltire l’alcol.
A tal proposito negli ultimi anni i dati ISTAT ci parlano di un significativo incremento delle consumatrici di alcol, e ciò che è peggio fuori pasto, particolarmente nella fascia di età tra i 20 e i 44 anni.
Perché l’alcol è correlato a casi di stupro e trasmissione di malattie sessuali tra le giovanissime: il fenomeno del Binge Drinking negli adolescenti
Nelle adolescenti, lo stato di ebbrezza o incoscienza connesso all’eccesso di alcolici concentrato nel fine settimana non va visto come una semplice bravata per stordirsi perché oltre a essere molto dannoso per l’organismo (tra le giovanissime può comportare alterazioni morfologiche cerebrali oltre che del ciclo mestruale) le espone infatti a maggior rischio di violenza carnale e di abuso fisico e sessuale: statisticamente l’alcol aumenta l’incidenza di rapporti non consensuali imposti in uno stato di semi-incoscienza magari da coetanei anch’essi poco lucidi, o di rapporti non protetti (quindi di malattie a trasmissione sessuale e di gravidanze indesiderate), infine anticipa l’età del primo rapporto sessuale grazie al suo effetto grandemente disinibente.
Io stessa in qualità di ginecologa forense ultimamente ho visto aumentare le mie consulenze in processi di stupro, collegati all’abuso di alcolici nelle serate di adolescenti e giovani italiani, secondo il fenomeno tristemente famoso e dannoso del binge drinking.
Penso sia utile ricordare che la violenza carnale definisce una situazione di minacce e coercizione nei confronti della vittima non consenziente, o non pienamente cosciente, che è obbligata a subire penetrazione orale, anale o vaginale; da notare che qualora si tratti di una minorenne, si parla di stupro anche se la vittima è consenziente.
Gli atti di libidine violenta riguardano invece altri tipi di coercizione sessuale, con toccamenti, azioni di seduzione, baci o anche l’imposizione della vista dei genitali dell’aggressore: sono eventi più difficili da provare e possono venire sminuiti o sottovalutati anche dalle persone più vicine alla vittima.
L’intossicazione da alcol ha luogo quando la quantità ingerita in un breve lasso di tempo supera la capacità di smaltimento da parte del fegato, determinando un accumulo della sostanza nociva nel sistema sanguigno.
Venendo assorbito per il 2% dallo stomaco e per l’80% dalla prima parte dell’intestino, l’alcol passa nei vasi sanguigni che lo convogliano anche al fegato: quest’ultimo ha la funzione di metabolizzarlo con l’enzima alcol-deidrogenasi, abbassandone progressivamente la concentrazione nel sangue per smaltirlo del tutto, in un tempo che è determinato dalle condizioni fisiche e fisiologiche individuali. L’alcol raggiunge in un’ora o due il picco di concentrazione nel sangue e poi inizia a diminuire con un’emivita plasmatica di 3-5 ore, per scomparire in circa 12 ore. Una piccola parte viene anche smaltita da polmoni (con la respirazione) e urine.
L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) rileva purtroppo una crescita progressiva annuale del Binge Drinking nella fascia d’età 18-24 anni, che nel 2019 ha interessato il 20,6% dei ragazzi e l’11% delle ragazze, mentre tra i minori di 18 anni si è parlato del 9,4% dei maschi e del 6,9% delle femmine, nonostante il divieto di vendita e somministrazione di alcolici ai minorenni!
Leggi la seconda parte sulle altre età della donna: Alcol, fertilità, gravidanza
Leggi la terza parte sulle altre età della donna: Alcool, menopausa, terza età
Riferimenti:
- Il portale dedicato del Ministero della Salute
- Il libretto PDF dell’ISS
- Danni al cervello dell’alcool – Neuroscienze, Magazine Fondazione Veronesi
- Scafato E, Ghirini S, Gandin A, Matone M, Vichi M, Scipione R, Palma G, il Gruppo di Lavoro CSDA (Centro Servizi Documentazione Alcol). Epidemiologia e monitoraggio alcol-correlato in Italia e nelle Regioni. Valutazione dell’Osservatorio Nazionale Alcol sull’impatto del consumo di alcol ai fini dell’implementazione delle attività del Piano Nazionale Alcol e Salute. Rapporto 2021. Roma, Istituto Superiore di Sanità, 2021 (Rapporti ISTISAN 21/7)
- Nizzoli U. Pissacroia M. (2003) Trattato completo degli abusi e delle dipendenze. Milano: Piccin
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