asma-in-gravidanza

In caso di gravidanza complicata dalla presenza di una patologia cronica della madre come l’asma bronchiale, ancora prima di prendere le necessarie precauzioni il ginecologo deve spiegarle con chiarezza gli effetti negativi diretti che tale patologia potrebbe avere su gestazione, feto e parto, assieme alle conseguenze derivabili dal trattamento farmacologico assunto per tale disturbo.

Non sempre è possibile infatti gestire una gravidanza programmata, preceduta da un adeguato counseling preconcezionale con il coinvolgimento dello pneumologo, e non è raro che la donna affetta da asma o altre malattie sistemiche arrivi al concepimento senza programmazione e giunga dal medico per avere rassicurazioni sui i rischi per sé e per il feto legati al proseguo della gravidanza stessa.

L’asma rappresenta una complicanza stimata in circa il 4% delle gravidanze: è una malattia infiammatoria cronica delle vie aeree, che provoca episodi ricorrenti di difficoltà respiratoria, respiro che si manifesta con sibilo e fischio, unito a tosse e senso di soffocamento e costrizione toracica. Colpisce circa il 3-4% della popolazione generale.

L’evoluzione dell’asma nei 9 mesi di gestazione

Per quello che riguarda l’evoluzione della malattia durante i nove mesi di gestazione, studi medici identificano in un terzo dei casi una riacutizzazione (il cui picco massimo si registra tra la 29ª e la 36ª settimana, dovuto ai cambiamenti ormonali), un miglioramento in un terzo dei casi (che avviene progressivamente durante tutto il periodo di gestazione) e nel rimanente terzo gruppo di pazienti una sostanziale stabilizzazione della patologia. In particolare l’asma è meno accentuata nelle ultime 4 settimane e il suo decorso nelle successive gravidanze tende a ripetersi in maniera analoga.

Nei soggetti asmatici dunque la gravidanza non è una controindicazione assoluta perché con un’adeguata terapia si può diminuire l’incidenza di complicanze gestazionali e di rischio materno-fetale, che comunque dipende dal grado di gravità della patologia. Per questo è indispensabile provvedere a una valutazione preconcezionale clinica e strumentale della funzione respiratoria.

Principali complicanze dell’asma per madre e feto

Preeclampsia, rottura prematura delle membrane, placenta previa e taglio cesareo rappresentano le principali complicanze a cui può andare incontro la madre asmatica, mentre per il feto aumenta il rischio di basso peso alla nascita, ipossia, prematurità, mortalità, palatoschisi e altre anomalie congenite (come le malformazioni cardiache e dello stomaco), iposurrenalismo legato alla terapia cortisonica.

Terapie e consigli utili per la futura mamma

Premesso che il ricorso a farmaci per l’asma è preferibile rispetto alla presenza di crisi asmatiche ricorrenti non trattate in gravidanza, sono generalmente preferite le terapie inalatorie (a base di corticosteroidi e – nella prima parte della gravidanza – anche di agenti beta adrenergici) a quelle orali, evitando in particolare metilxantine, anticolinergici, cromoglicani, antileucotrienici.

Alla futura mamma andrà insegnato a ridurre il più possibile negli ambienti dove soggiorna agenti notoriamente irritanti e allergeni (fumo, pelo di animali, acari, polvere etc.) che possano indurre ipersensibilità bronchiale, anche in assenza di una vera e propria allergia conclamata.

Dovrà anche imparare a monitorare a casa – la mattina al risveglio e dopo cena – il picco di flusso espiratorio con uno strumento apposito, senza dover ricorrere alla spirometria. Questa prassi è importante per rilevare precocemente un eventuale peggioramento della funzione respiratoria in assenza di sintomi e consente di distinguere la dispnea gravidica dai sintomi secondari all’asma.

Infine, il ginecologo deve controllare se un feto è a rischio di restrizione della crescita fetale (fetal growth restriction: FGR) attraverso ripetute ecografie a partire dalla 28 a settimana e attuando il nonstress test (NST) iniziando il monitoraggio dalla 32a /34a settimana o prima, alla presenza di aumentato rischio di compromissione fetale.

Preservare il benessere di mamma e bambino per il medico che segue la gravidanza vuol dire:

  • riuscire a mantenere una normale funzione respiratoria nella madre
  • mantenere un’adeguata ossigenazione al feto
  • riuscire ad evitare le limitazioni dell’attività fisica
  • ridurre al minimo l’uso di farmaci beta2 agonisti a breve durata d’azione
  • favorire l’assenza di effetti collaterali ai farmaci
  • eliminare sintomi cronici diurni o notturni ed evitare episodi di esacerbazioni

E se il taglio cesareo (evitando l’anestesia generale) è indicato solo in caso di grave esarcebazione dell’asma nella gravidanza a termine, all’allattamento non ci sono particolari controindicazioni derivanti dalla patologia o dai farmaci impiegati.

 

Fonti:

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