L’endometriosi è la presenza di tessuto endometriale fuori dall’utero. L’endometrio è la superficie interna dell’utero, che si sfalda con le mestruazioni.
Il rischio di endometriosi aumenta nelle donne che hanno avuto la prima mestruazione molto presto (prima di 11 anni), che presentano cicli brevi (più di una volta al mese) e flussi abbondanti (che durano più di 6-7 giorni). Tutti questi fattori aumentano la probabilità di contaminazione pelvica da parte del materiale endometriale, come spiegato in seguito. Aver avuto molti figli sembra proteggere dal rischio di endometriosi.
Come si sviluppa? Secondo la teoria più accreditata, le cellule dell’endometrio migrerebbero (durante la mestruazione) verso le tube e nella pelvi, impiantandosi in varie sedi, ad esempio a livello tubarico, ovarico, addominale, intestinale, pelvico. Talvolta il trasporto di queste cellule può avvenire anche per via linfatica e determinare un impianto in sede extra pelvica (per esempio il trasporto per via linfatica spiegherebbe il raro impianto al livello della pleura: il foglietto che riveste i polmoni).
Questi impianti rispondono alle variazioni cicliche degli ormoni analogamente a quanto avviene per l’endometrio in utero, e quindi sanguinano durante la mestruazione. Secondo vari studi la persistenza dell’impianto dipenderebbe anche da alterazioni immunologiche in via di definizione.
Ad esempio, nelle pazienti con endometriosi, la risposta immune è insufficiente: vari studi hanno dimostrato una maggiore attivazione dei macrofagi peritoneali, che tuttavia presentano minore capacità di distruggere i detriti mestruali.
Gli impianti di endometrio ectopico hanno un forte potere antigenico, con la capacità di stimolare la risposta infiammatoria. È proprio la risposta infiammatoria a determinare l’estensione e la gravità della sintomatologia.
Che cosa provoca l’endometriosi e quali sono i sintomi?
Una paziente su quattro non manifesta alcun sintomo dell’endometriosi, che viene scoperta spesso per caso, mediante un’ecografia di routine o eseguita per altri motivi.
Nei casi sintomatici, invece, i disturbi più frequenti sono:
- dismenorrea (dolore alle mestruazioni) e dolori pelvici tra un ciclo e l’altro;
- dolore durante i rapporti sessuali
- infertilità
Il dolore durante le mestruazioni, può essere confuso con la comune dismenorrea del primo giorno del ciclo che affligge molte donne. Nell’endometriosi può essere molto più intenso: solitamente inizia alcuni giorni prima della mestruazione e si accentua progressivamente, fino a raggiungere un picco negli ultimi giorni di flusso. Con il passare del tempo, se l’endometriosi non viene curata, il dolore aumenta d’intensità e di durata, fino ad essere presente anche in periodo intermestruale.
Il dolore durante i rapporti sessuali affligge oltre il 30% delle donne affette da endometriosi ed è causato da una localizzazione dell’endometrio ectopico al livello profondo della pelvi, spesso associato ad utero retroverso fisso per le aderenze che si sono create con il setto retto-vaginale.
L’infertilità causata dall’endometriosi dipende da molti fattori: l’endometriosi crea lesioni organiche sia a livello ovarico che tubarico che ostacolano la normale captazione dell’ovulo da parte della tuba al momento dell’ovulazione. In altri casi, i meccanismi di ipofertilità sarebbero dovuti alla risposta immunitaria dell’organismo all’impianto ectopico di endometrio, l’attivazione della risposta immunitaria provoca anche una specie di “rigetto” dell’embrione stesso.
Come si fa la diagnosi?
Il dolore è un sintomo guida, ma non è sufficiente per fare diagnosi di endometriosi. La visita ginecologica può evidenziare alcune anomalie che verranno confermate con l’ecografia con sonda transvaginale. Per completamento diagnostico può essere utile, a discrezione medica, effettuare anche la risonanza magnetica.
Come si cura l’endometriosi?
La terapia è individualizzata in base all’età della paziente, ai suoi sintomi, alle sue condizioni generali e al suo desiderio di gravidanza.
In generale la terapia dell’endometriosi pelvica è chirurgica e ha lo scopo di eliminare tutti i focolai presenti, possibilmente conservando il più possibile le strutture genitali (utero, tube, ovaie) e liberando la pelvi dalle frequenti aderenze che la malattia fa formare tra gli organi e che sono la causa dei forti dolori sia mestruali che durante i rapporti sessuali.
La più adatta tecnica chirurgica è la laparoscopia che permette la corretta visualizzazione delle lesioni e la completa asportazione dei focolai.
La terapia chirurgica può consistere in una semplice asportazione dei focolai fino ad un intervento demolitivo come l’isterectomia ed l’annessiectomia (asportazione delle ovaie e tube) nei casi più gravi.
Gli studi indicano che la terapia chirurgica con asportazione completa dei focolai, ha risultati superiori sia in termini di dolore che di infertilità rispetto alla terapia medica.
La terapia medica si avvale di alcuni farmaci che bloccano gli ormoni ovarici e inducono una menopausa temporanea con tutti i sintomi negativi ad essa associati, oppure di pillole contraccettive a basso dosaggio che riescono ad alleviare i sintomi, senza ovviamente effetto sulle lesioni endometriosiche esistenti.
Recentemente è entrato in commercio un progestinico che riduce le cisti endometriosi e i dolori ad esso associate.
L’agopuntura può dimostrarsi utile nel ridurre il dolore e l’ansia associata alla malattia.