Quando vengo interpellata come medico legale nell’ambito della ginecologia forense mi trovo in presenza di denunce per gravi danni biologici, complicanze ostetriche o addirittura per mortalità materna e neonatale, legati all’evento della gravidanza o del parto, per i quali studiando il caso nell’ottica forense non sempre si può parlare di malasanità e imperizia medica: è cosa nota infatti come in eventi come la gravidanza, il parto, o negli interventi chirurgici ginecologici, persista un rischio insito nella loro natura fisiologica, riscontrabile anche con elevatissimi livelli d’assistenza e di competenza dei medici e delle ostetriche che accompagnano madre e feto nell’intero percorso gestazionale, perinatale e postnatale.
Come rilevato dall’OMS la gravidanza, il parto e il post-partum rappresentano situazioni delicate e particolari nella vita di una donna che, anche se in casi molto rari, possono innescare criticità patologiche impossibili da prevedere o curare (come le emorragie postpartum, la morte intrauterina fetale – MIF – la distocia di spalla o il distacco di placenta per citare le più gravi) rendendo di fatto impossibile la prevenzione della tutela della salute della donna e del feto; e ciò può avvenire anche in contesti come quello italiano, dove la sanità materno – infantile si pone sicuramente a livelli di eccellenza, posizionandosi tra le più basse percentuali d’Europa in fatto di morbilità, di mortalità o di “near miss cases“, ossia in presenza di complicazioni potenzialmente fatali nelle donne, avvenute durante la gravidanza, il parto o entro i 42 giorni dal parto, alle quali le pazienti sopravvivono per buona sorte o per una corretta assistenza medica. Basti pensare che il nostro Paese si mantiene su un tasso medio di mortalità materna basso, pari a 10 morti su 100.000 nati vivi, mentre nei paesi occidentali la media è di 20 su 100.000 (dati ISS sul periodo 2006-2012).
Con tali premesse il mio ruolo di medico forense nelle cause di ginecologia e ostetricia legale è essenziale nel ricostruire il nesso causale tra l’evento avverso verificatosi, le sue conseguenze biologiche, fisiche, psicologiche ed economiche e l’eventuale condotta colposa di medici e strutture sanitarie. Ma il mio operato si delinea ancora più importante quando, in assenza di responsabilità mediche accertate, la semplice ricostruzione delle circostanze e delle motivazioni che hanno prodotto il danno può dare un senso al dolore e alla sofferenza delle persone coinvolte.
Quando non è palese la responsabilità del medico, oppure quando non riscontro in eventuali errori professionali il nesso di causa con il danno contestato, sono convinta che il significato del mio lavorosia quello di fare piena luce sull’accaduto, con un lavoro di ricerca, raccolta e analisi di dati oggettivi, suffragata dalle linee guida e dalla bibliografia del caso, basando la mia relazione su criteri ex ante, cioè valutando con attenzione il caso nel corso del suo sviluppo, senza preconcetti, indossando i panni del paziente come anche dei professionisti coinvolti.
Al di là dei procedimenti di richiesta di risarcimento danni esiste infatti un profondo vissuto di dolore nelle famiglie, un vero e proprio calvario esistenziale, tale da poter essere almeno in parte alleviato dando un nome e una spiegazione chiara all’evento che da un giorno all’altro ha distrutto la loro serenità. In qualità di ginecologo clinico posso utilizzare i dati raccolti nel procedimento per dare informazioni utili alle eventuali altre gravidanze o alla salvaguardia della futura salute di mamma e bambino.
Conoscere la verità attraverso una perizia super partes anche svincolata dalla possibilità di risarcimento medico è fondamentale per coloro che hanno subito un danno grave, per poter comprendere e quindi iniziare a superare ciò per cui a tempo debito non hanno avuto spiegazioni sufficienti e chiare da parte del personale sanitario coinvolto.
Molte cause per malasanità e risarcimento medico vengono spesso intentate proprio perché i pazienti o i loro familiari a suo tempo non hanno ricevuto spiegazioni sufficienti circa l’accaduto, non hanno avuto modo di fare le necessarie domande per capire l’operato dei sanitari oppure hanno ricevuto risposte frettolose o discordanti l’una dall’altra.