Tra le malattie neurologiche l’epilessia colpisce circa l’1% della popolazione in Italia e se si è in cerca di una gravidanza è bene sapere che questa patologia può comportare sia negli uomini che nelle donne affette una lieve riduzione della fertilità.
Gli aspetti critici di questa malattia (e delle sue terapie) associata ai nove mesi di gestazione possono riguardare la madre (per un limitato aumento degli episodi epilettici) e il feto (per un aumento del rischio di malformazione o di rallentamento della crescita fetale).
Tuttavia oggi il 90% delle pazienti epilettiche concepisce figli sani ed è più facile tenere sotto controllo la patologia durante la gravidanza: si inizia con il seguire un corretto stile di vita e un adeguato ritmo sonno veglia da parte della paziente, mentre il medico che segue la donna in attesa deve avere cura di raccogliere informazioni dettagliate sull’andamento della patologia, sulla presenza di una storia familiare di epilessia, di eventuali malformazioni congenite, per poi concordare una terapia mirata sulle sue esigenze con il neurologo di fiducia. Il dosaggio farmacologico dei farmaci antiepilettici durante la gestazione deve essere calibrato in base al monitoraggio sierico dei metaboliti, analisi da effettuarsi con cadenza bisettimanale o mensile a seconda dei casi.
Terapia e controindicazioni sul feto
I farmaci anticonvulsivanti, ma soprattutto la carbamazepina interferiscono con il metabolismo della vitamina D e dell’acido folico, perciò in gravidanza (e se possibile pianificare anche nei tre mesi precedenti) è necessaria una supplementazione di quest’ultimo da 4 mg/die a 15 mg/die. Questi farmaci sono potenzialmente teratogeni e – soprattutto con terapie composte da più farmaci- possono essere associati a malformazioni nel feto, come il labbro leporino (labiopalatoschisi), anomalie cardiache, la spina bifida ecc. Il rischio di malformazioni fetali per le gravidanze di pazienti epilettiche è aumentato di circa 2-3 volte rispetto alla popolazione generale.
Lo screening delle malformazioni si attua con il dosaggio dell’alfa feto-proteina nel sangue oppure, in caso di amniocentesi, nel liquido amniotico; inoltre va effettuato l’esame ultrasonografico a 18-20 settimane, per escludere eventuali malformazioni come quella del tubo neurale, che influisce sull’ accrescimento fetale, per il quale è importante un puntuale monitoraggio ecografico.
Gravidanza e frequenza degli attacchi epilettici
Durante la gravidanza solo il 25% delle donne che negli ultimi 9 mesi non hanno avuto crisi epilettiche, vede un aumento della frequenza degli attacchi epilettici, come effetto della riduzione delle ore di sonno e di un poco puntuale rispetto delle prescrizioni mediche (a causa della paura delle controindicazioni dei farmaci antiepilettici). Per le pazienti che sono soggette a più di un episodio al mese è invece verosimile l’ipotesi di un peggioramento.
Parto e taglio cesareo
La maggior parte delle gestanti epilettiche può partorire in modo naturale per via vaginale: il taglio cesareo è riservato solo alle pazienti con frequenti episodi epilettici nel terzo trimestre o con storia di stato di male epilettico durante lo stress. Per ridurre al minimo il dolore e lo stress del travaglio che potrebbero scatenare una crisi sarebbe opportuno procedere con l’anestesia epidurale.
Fonti bibliografiche:
- Gaily E, Kantola-Sorsa E, Hiilesmaa V, et al. Normal intelligence in children with prenatal exposure to carbamazepine. Neurology 2004; 62:28.
- Tomson T, Perucca E, Battino D. Navigating toward fetal and maternal health: the challenge of treating epilepsy in pregnancy. Epilepsia 2004; 45:1171.
- Hernandez-Diaz S, Werler MM, Walker AM, Mitchell AA. Folic acid antagonists during pregnancy and the risk of birth defects. N Engl J Med 2000; 343:1608.