Può una persona che si sottopone a procedure di fecondazione assistita beneficiare dell’assenza retribuita dal lavoro? Me lo chiedono molte mie pazienti di Milano e Firenze e quindi ho deciso di dedicare un post proprio a questo.
La legge determina che è possibile usufruire dell’indennità di malattia erogata dall’INPS quando ci si assenta dal lavoro per sottoporsi alle tecniche di PMA, come FIVET o ICSI a seguito di sterilità o di infertilità documentate da atto medico e in presenza di accertata impossibilità di rimuovere altrimenti i fattori che sono da impedimento alla procreazione (legge 19 febbraio 2004, n. 40 “Norme in materia di procreazione medicalmente assistita”).
Le pratiche di procreazione assistita, pur non potendosi considerare “malattia” in senso classico, per il legislatore devono essere ad essa assimilate.
Quando è prevista la malattia per la PMA
L’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale ammette quindi per la donna la copertura delle giornate di ricovero ospedaliero o day hospital presso strutture specialistiche, pubbliche o private autorizzate, per il prelievo e il trasferimento di embrioni (pick up e transfer), oltre a quelle di riposo dopo la degenza (15 giorni in media successivi al trasferimento) prescritte dal ginecologo per limitare il rischio di contrazioni uterine, di situazioni di stress e di altri fattori che potrebbero ostacolare un adeguato impianto dell’embrione in utero.
Al di fuori di queste indicazioni l’erogazione dell’indennità di malattia per fecondazione artificiale è limitata ad altre situazioni inerenti la fase antecedente l’impianto, ovvero in presenza di complicanze determinate dalla tecnica impiegata, della gravidanza, o ancora di patologie preesistenti che ne potrebbero ostacolare il regolare decorso. Queste limitazioni all’indennizzo derivano dall’evidenza che la PMA – ad eccezione delle gravidanze gemellari – una volta avvenuto l’impianto non comporta di per sé l’instaurarsi di gravidanze a rischio e risulta equiparabile a una normale gravidanza spontanea.
In generale quindi si può avere diritto a un totale di 21 giorni di assenza retribuita, corrispondenti a una settimana prima del transfer e a due settimane a post-intervento, come anche ai giorni di ricovero e/o day hospital, seguendo le fasi successive di una procedura di fecondazione assistita che riguardano:
- stimolazione ovarica
- prelievo degli ovociti e trasferimento degli embrioni nell’utero
- riposo
Per le assenze dovute a controlli ecografici e del sangue quotidiani, è possibile invece richiedere al datore di lavoro dei permessi orari.
Analogamente all’uomo che in presenza di azoospermia oppure oligospermia si sottopone a tecniche di prelievo degli spermatozoi, viene riconosciuto un periodo di malattia, valutabile nell’ordine di dieci giorni.
Certificato di assenza per malattia per procedure di PMA: come fare
Dal punto di vista burocratico la struttura ospedaliera che effettua il trattamento rilascia in triplice copia (una per il datore di lavoro, una per l’Inps e una da conservare) il certificato di infertilità e di fecondazione assistita riferito alle effettive giornate di ricovero.
Per quel che riguarda i giorni di riposo prescritti dopo l’impianto o pre-impianto ci pensa invece il medico di base, che attraverso l’usuale procedura telematica comunica all’INPS un certificato con la diagnosi “cure per fertilità e fecondazione assistita secondo circolare Inps 7412, 4 marzo 2005” e la prognosi per i giorni prescritti, mentre vi rilascia il documento da recapitare al datore di lavoro per i giorni di assenza, che per questioni di privacy non conterrà la prognosi, quindi il motivo della vostra assenza per malattia.
Indennità per malattia per procedure di PMA all’estero (Unione Europea)
Nel caso di lavoratrici che ricorrono a tecniche di procreazione assistita presso strutture ospedaliere all’estero in Paesi appartenenti all’Unione Europea, vale la stessa legge ma vengono effettuate verifiche approfondite sulla conformità delle tecniche di PMA con la normativa italiana, condizione indispensabile per vedersi riconosciuto dall’INPS l’indennizzo per malattia del periodo di astensione dal lavoro. Questo aspetto è ancora controverso nella pratica quotidiana, perché purtroppo – anche se la legge è valida in tutta Italia – molte sedi INPS non risultano essere sufficientemente informate. A tale proposito secondo le informazioni che ho raccolto la procedura si svolge con le seguenti fasi:
- il giorno 1 dell’evento richiedere al centro PMA la certificazione dello stato di incapacità lavorativa. Un chiarimento dell’INPS precisa che trattandosi di intervento programmato è meglio inviare il tutto in anticipo, per consentire accertamenti medico legali eventualmente ritenuti utili, ovvero l’acquisizione di idonea documentazione a supporto dell’indennizzabilità del periodo relativa al trattamento;
- entro 2 giorni dal transfer (o in coincidenza con festività, entro il primo giorno non festivo) la certificazione che si effettuano cure per sterilità e fecondazione assistita deve comunque essere trasmessa alla sede INPS competente – Ufficio medico legale della provincia di residenza – compilata in tutti i suoi dati obbligatori: dati anagrafici, codice fiscale del lavoratore, residenza o domicilio abituale e domicilio estero di reperibilità durante la malattia (per eventuale visita fiscale); diagnosi e codice nosologico; data di dichiarato inizio malattia; data di rilascio del certificato; data di presunta fine malattia nonché, nei casi di accertamento successivo al primo, di prosecuzione o ricaduta della malattia; visita ambulatoriale o domiciliare o in regime di ricovero. entro 48 ore dal transfer, come per qualsiasi malattia.
- è ammessa la trasmissione del certificato – che non è necessario tradurre – via fax o PEC, per rispettare i termini di legge, ma resta l’obbligo a presentare il certificato originale al rientro in Italia;
- entro 2 giorni, bisogna anche trasmettere al datore di lavoro l’attestato della malattia (ovvero il certificato privo dei dati relativi alla diagnosi);
- quando si rientra in Italia nel post transfer va inviato all’INPS anche un altro fax per comunicare il proprio domicilio, ovvero dove si è reperibili per eventuali visite fiscali.
Bisogna sempre fare attenzione nel farsi rilasciare un certificato con tutti i dati obbligatori richiesti dalla legge italiana: spesso la clinica si attiene alle leggi del suo Paese, che possono differire dalle nostre.
Per richiedere un consulto medico online o semplicemente per prenotare una visita ginecologica puoi contattarmi qui o prenotare online. In qualità di ginecologa ostetrica ricevo tutte le settimane le mie pazienti negli studi di Milano e Firenze.
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