Nell’ultimo decennio si sta diffondendo progressivamente anche da noi in Italia la pratica della crioconservazione delle cellule staminali del cordone ombelicale per la donazione: tuttavia sono ancora poche le mamme che, vicine al parto, ne conoscono veramente l’utilità o sanno perché è importante donare il sangue placentare che le contiene, e sono ancora meno le gestanti informate sulle procedure per farlo.
Facciamo un po’ di chiarezza: alla fine del travaglio, alla nascita del bambino, in sala parto è possibile agli operatori sanitari – previa richiesta dei genitori del nuovo nato – prelevare dal cordone ombelicale campioni del sangue placentare ancora in circolo, ricco di cellule staminali emopoietiche (ossia con proprietà di rigenerazione di altre cellule nel sangue).
Come avviene il prelievo delle staminali al parto
Il prelievo avviene in modo indolore e mininvasivo e non interferisce con l’assistenza alla madre e al neonato durante il parto: a tale riguardo in tutti i punti nascita italiani dove si effettua la raccolta del sangue cordonale, in osservanza alla raccomandazione dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e alle più recenti linee guida elaborate dalla Società Italiana di Neonatologia (SIN) è prassi che la legatura o clampaggio del cordone ombelicale avvenga non prima di 60 secondi e non dopo i 120 secondi dalla nascita, sia per garantire la salute di madre e bimbo (e assicurare il necessario apporto nutrizionale al neonato), sia per poter raccogliere un campione di sangue consistente, con adeguata concentrazione di cellule staminali, dato che dopo tale limite temporale la loro concentrazione decadrebbe.
Perché conservare le staminali?
Le staminali verranno conservate a scopo di trapianto (con maggiori prestazioni terapeutiche e minore possibilità di rigetto rispetto al trapianto del midollo osseo) per la cura di alcune importanti malattie: vi sono gravi patologie per le quali c’è l’evidenza scientifica e l’indicazione per un’infusione di cellule staminali emopoietiche prelevate da un donatore sano, come trattamento salvavita. Mettere a disposizione della comunità internazionale cellule staminali emopoietiche del cordone ombelicale del proprio bambino (con la possibilità concreta di poterle recuperare per suo uso personale, all’occorrenza) vuole dire aumentare la disponibilità di donatori compatibili e contribuire alla cura di adulti e bambini affetti da leucemie, linfomi, talassemie o da alcune gravi patologie del sistema immunitario.
A cosa serve la donazione di cellule staminali da cordone ombelicale
Donare le cellule staminali del proprio figlio a un malato compatibile, in molti casi può voler dire salvare la vita a quest’ultimo.
La donazione del sangue del cordone ombelicale, per uso allogenico, cioè a favore di persone diverse da quelle da cui le cellule sono prelevate, oltre ad avere un enorme valore sociale e solidale è volontaria, anonima e gratuita. Le mamme/coppie interessate per essere selezionate devono manifestare la propria volontà al reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale in cui partoriranno. Madre e padre verranno adeguatamente informati per decidere con consapevolezza e responsabilità, rendendosi disponibili a un colloquio per escludere condizioni che possano controindicare la donazione. La futura mamma dovrà sottoporsi ad analisi per escludere la presenza di infezioni potenzialmente trasmissibili attraverso il sangue. Trascorsi 6-12 mesi dalla donazione, i genitori saranno tenuti a fornire informazioni sullo stato di salute del bambino, certificate dal proprio pediatra.
Esistono apposite “banche del sangue cordonale” (in Italia ad oggi sono 18, riunite nella Rete italiana ITCBN) attrezzate per la conservazione del sangue placentare raccolto: sono strutture sanitarie autorizzate ad analizzare, trattare, conservare e fornire le cellule staminali emopoietiche finalizzate al trapianto, garantendone qualità, idoneità, sicurezza, tracciabilità.
La conservazione delle staminali per uso esclusivo personale
Sotto l’aspetto legislativo in Italia non ne è permessa invece – diversamente che in altri Paesi all’estero – la conservazione per uso autologo, cioè personale, a favore dello stesso nascituro, tranne che in presenza di patologie nel bambino o quando nella sua famiglia è presente il rischio di una malattia geneticamente trasmissibile, per la quale il trapianto è una pratica scientificamente approvata. In tale caso si tratta di “donazione dedicata” che prevede la conservazione gratuita nelle banche italiane e ammette l’utilizzo terapeutico esclusivo per il bambino e per i suoi consanguinei. Allo stesso modo è autorizzata la donazione dedicata anche in sede di sperimentazioni cliniche, previa presentazione di una documentazione clinico sanitaria rilasciata da un medico specialista nel relativo ambito clinico e previa autorizzazione da parte del responsabile della banca, su parere di un gruppo multidisciplinare coordinato dal Centro Nazionale Trapianti.
Per uso autologo nel nostro Paese – su accettazione della richiesta di autorizzazione all’esportazione formalizzata alla direzione sanitaria competente – è comunque consentito a proprie spese esportare e conservare presso una banca delle cellule staminali estera campioni di sangue cordonale prelevati alla nascita, in vista di ipotetiche esigenze terapeutiche future e tenendo conto che la probabilità di utilizzarle nei 20-30 anni successivi è minima.
Per approfondimenti: Uso appropriato delle cellule staminali del sangue del cordone ombelicale
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