La rettocolite ulcerosa e il morbo di Crohn sono malattie infiammatorie croniche intestinali (MICI) di origine ancora sconosciuta. Il fattore di rischio principale pare tuttavia essere genetico, ossia determinato dalla storia familiare, e scatenato da diversi fattori ambientali. Queste patologie possono interessare particolarmente le donne in età fertile (sono circa 100.000 in Italia le persone affette) e di conseguenza interessare anche la donna in gravidanza.
Il loro decorso è caratterizzato da fasi alterne di quiescenza e riacutizzazione di vario grado, rendendo possibile la gravidanza, soprattutto contestualmente alla fase di quiescenza.
Le donne affette da MICI hanno sostanzialmente le stesse probabilità di portare a termine la gravidanza senza problemi e con un feto sano, rispetto a quelle non ammalate (compreso il parto vaginale) a condizione che il concepimento avvenga in fase inattiva o di attenuazione della malattia; nelle donne che hanno subito un intervento di resezione gastrointestinale ci può essere una significativa riduzione della fertilità e un aumento di aborti spontanei; in tutti i casi specie dopo il concepimento è necessario seguire con attenzione le cure e le indicazioni del team di specialisti che segue la gestante.
Decorso e sintomi
La patologia con manifestazione attiva all’inizio della gravidanza può aumentare il rischio di recidive e riacutizzazioni (soprattutto nel primo trimestre), parto pretermine (rischio due-tre volte più elevato), basso peso alla nascita, aborto. Superati i primi tre mesi di gestazione, tuttavia, si assiste ad un generico miglioramento.
La rettocolite ulcerosa è un’infiammazione cronica della mucosa dell’intestino colon-retto, che comporta lesioni ulcerose in grado di originare sanguinamenti, diarrea e muco, dolori addominali e anemia, mentre il morbo di Crohn può interessare tutti i tratti del canale alimentare (dalla bocca all’ano, e principalmente l’ileo e il cieco), provocando lesioni più profonde, fistole e ascessi; esso presenta sintomi simili a quelli della rettocolite ulcerosa, con inappetenza e qualche volta calo ponderale o anche febbre.
Gestione in gravidanza
Il ginecologo fin dall’inizio deve monitorare la sua paziente assieme al gastroenterologo e al dietista di fiducia, in modo da affrontare con piena consapevolezza i diversi aspetti relativi alla gestione di una gravidanza complicata da queste patologie autoimmuni, per quel che riguarda interazioni, effetti e controindicazioni, terapie mediche, nella tutela della salute della partoriente e del nascituro.
Per quel che riguarda il monitoraggio delle riacutizzazioni della malattia durante la gravidanza, sigmoidoscopia e colonscopia di controllo possono essere eseguite senza complicanze severe, anche se dovrebbero essere limitate ai casi nei quali risultino necessarie per valutare l’intervento chirurgico. Risonanza magnetica e ultrasuoni sono invece esami sicuri.
La chirurgia (che presenta un rischio significativo di aborto) purtroppo può essere necessaria in caso di complicanze importanti quali megacolon tossico, colite fulminante, ascessi ed emorragie, perforazione intestinale e ostruzione, e da valutare attentamente nei casi in cui vi sia scarsa risposta alla terapia medica e una qualità della vita insufficiente.
In presenza di sintomi importanti quali disidratazione, anemia, ipoproteinemia è opportuno il ricovero per reidratazione, alimentazione parenterale ed eventuali trasfusioni di sangue.
Farmaci in gravidanza:
Come terapia di mantenimento e delle fasi acute delle malattie infiammatorie croniche intestinali vengono utilizzati generalmente cortisonici, immunosoppressori (soprattutto l’azatioprina) ed antibiotici, somministrabili anche in gravidanza, con le dovute precauzioni e con un dosaggio differente caso per caso, previa accurata valutazione del rapporto costi-benefici.
Esiste poi una nuova famiglia di farmaci mirati, quella degli anticorpi monoclonali, che agisce sulle cellule del sistema immunitario, ma la cui tossicità in gravidanza non è ancora stata testata.
Il parto con colite ulcerosa o morbo di Chron:
La rettocolite ulcerosa e il morbo di Chron in fase attiva al momento del concepimento (soprattutto in concomitanza con lesioni dell’ultimo tratto intestinale, fistole perirettali perianali o rettovaginali) possono indicare l’opzione del taglio cesareo, che comunque va preso in considerazione dopo attenta valutazione da parte del ginecologo e del gastroenterologo e in condizioni specifiche, come nel caso che sussista il rischio della formazione di una fistola tra la lesione preesistente e l’episiotomia.