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La mastite è un’infiammazione del tessuto mammario che colpisce prevalentemente le donne che allattano. In questo articolo ne approfondisco le cause, i sintomi e le cure, con informazioni essenziali per riconoscere questa condizione e gestirla in modo efficace.

Che cos’è la mastite? Con quali sintomi si manifesta?

La mastite si manifesta come un’infiammazione dolorosa della mammella, accompagnata da infezione (per questo va ben distinta dal semplice ingorgo mammario). Esistono diverse forme di mastite, ma la più comune è la mastite puerperale, che si verifica appunto durante l’allattamento, tipicamente nelle prime 6 settimane dopo il parto.

Tipologie di mastite

Le mastiti – che si suddividono in acute e croniche – rientrano solitamente in una di queste quattro tipologie:

  • mastite puerperale: acuta, insorge nelle prime settimane dopo il parto, spesso legata a un ingorgo mammario non risolto.
  • mastite non puerperale: può verificarsi a seguito di interventi chirurgici, traumi o condizioni come il diabete.
  • mastite periduttale: colpisce i tessuti vicino ai dotti mammari ed è associata al fumo di sigaretta.
  • mastite granulomatosa idiopatica: rara, benigna e di origine probabile autoimmune, può simulare i sintomi di un tumore al seno.

Cause e fattori di rischio

L’infezione si sviluppa quando i batteri, principalmente stafilococchi, riescono a penetrare nei dotti galattofori attraverso piccole lesioni del capezzolo, come quelle causate da un attacco scorretto del neonato durante l’allattamento.

Anche l’ingorgo mammario prolungato e l’utilizzo di reggiseni troppo stretti che impediscono il flusso di latte e ne favoriscono il ristagno, possono contribuire all’insorgenza della mastite.

Non vanno sottovalutati altri fattori predisponenti come il fumo di sigaretta, precedenti episodi di mastite, una cattiva igiene o scarsa idratazione, e condizioni preesistenti come il diabete o l’uso di corticosteroidi.

Riconoscere i sintomi

I sintomi principali comprendono:

  1. dolore e tensione al seno
  2. gonfiore e arrossamento della zona interessata
  3. sensazione di calore al tatto
  4. febbre alta e brividi
  5. malessere generale simile a un’influenza

Il quadro clinico della mastite si caratterizza quindi per la presenza di sintomi locali e sistemici. La mammella colpita appare arrossata, gonfia e calda al tatto, con zone di indurimento che possono risultare particolarmente dolorose.

Può insorgere febbre alta, accompagnata da sintomi simil-influenzali. La presenza di noduli mammari è un altro segnale da non sottovalutare.

Raramente e se non trattata tempestivamente, la mastite può evolvere in un ascesso mammario, che si manifesta con raccolta di pus che fuoriesce dal capezzolo e peggioramento della sintomatologia.

Diagnosi e cure

La diagnosi della mastite viene principalmente effettuata attraverso l’esame obiettivo del medico. In alcuni casi specifici, potrebbero essere necessari approfondimenti diagnostici come colture del latte materno, ecografie o mammografie, una biopsia nei casi di mastite cronica per escludere patologie più gravi.

Nel trattamento della mastite la gestione del dolore viene effettuata attraverso l’utilizzo di analgesici come il paracetamolo o farmaci antinfiammatori non steroidei.

Fondamentale è lo svuotamento completo della mammella, che può essere facilitato dall’applicazione di impacchi caldi prima dell’allattamento per favorire il flusso di latte.

L‘idratazione adeguata gioca un ruolo importante nel processo di guarigione, mentre nei casi in cui sia presente un’infezione batterica, il medico prescriverà una terapia antibiotica mirata.

I fattori di rischio del tumore al seno

Il tumore al seno è legato a diversi fattori di rischio, alcuni modificabili, altri non modificabili. Tra quelli modificabili da noi rientrano come sempre gli stili di vita poco salutari, come una dieta ricca di grassi animali e povera di frutta e verdura, l’abitudine al fumo, il consumo di alcol e una vita sedentaria. Adottare uno stile di vita sano, fare regolarmente attività fisica e seguire una dieta equilibrata può ridurre il rischio di sviluppare un tumore.

Tra i fattori non modificabili, invece, ci sono l’età (la maggior parte dei tumori colpisce donne oltre i 50 anni), la familiarità e i fattori genetici. Circa il 5-7% dei tumori al seno è ereditario, legato a mutazioni genetiche, in particolare nei geni BRCA1 e BRCA2. Chi ha una storia familiare di tumore al seno dovrebbe effettuare controlli più frequenti e sottoporsi agli screening consigliati dal proprio medico o ginecologo di fiducia.

Importanza della prevenzione

Prevenire la mastite è possibile adottando alcune semplici accortezze durante l’allattamento. Un corretto attaccamento del bambino al seno aiuta a evitare traumi ai capezzoli e garantisce uno svuotamento efficace della mammella, riducendo il rischio di ristagno del latte.

È inoltre fondamentale alternare i seni a ogni poppata, mantenere una buona igiene e indossare reggiseni comodi che non comprimano il seno.

Se compare mastite, è importante continuare ad allattare: lo svuotamento regolare del seno favorisce la guarigione e previene complicazioni come l’ascesso mammario.

Se i sintomi persistono o peggiorano nonostante il trattamento, è essenziale consultare subito il proprio medico, soprattutto in presenza di febbre alta o diffusione dell’arrossamento.

Un’attenzione particolare va riservata alle donne con fattori di rischio, come precedenti episodi di mastite, capezzoli screpolati o difficoltà nell’allattamento. Un corretto supporto da parte di un professionista della salute può fare la differenza nel prevenire e gestire questa condizione in modo efficace.

La mastite, se diagnosticata precocemente e trattata adeguatamente, si risolve generalmente entro 10 giorni, anche se in alcuni casi può richiedere fino a tre settimane per una completa guarigione.

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