La corioamniosite è una condizione grave che può comportare nel neonato un severo danno cerebrale, spesso oggetto di cause di risarcimento per danno medico. In qualità di medico legale specializzato in ostetricia e ginecologia forense, mi sono occupata di vari casi di questo tipo, analizzando le circostanze cliniche e legali che determinano la responsabilità medica.
Cos’è la corioamniosite e come si manifesta
La corioamniosite è un’infezione batterica che coinvolge gli annessi fetali, cioè la placenta e le membrane fetali, strutture essenziali per il supporto e la protezione del feto durante la gravidanza.
- La placenta è l’organo che fornisce ossigeno e nutrienti al feto, oltre a rimuovere i prodotti di scarto dal sangue fetale.
- Le membrane fetali includono l’amnios e il corion, che contengono il liquido amniotico e avvolgono il feto, proteggendolo e contribuendo allo sviluppo polmonare e muscoloscheletrico di quest’ultimo.
La corioamniosite è generalmente dovuta a una rottura protratta delle membrane amniotiche, che consente ai batteri di colonizzare queste parti anatomiche. Durante il travaglio, i segni diagnostici come leucocitosi (aumento del numero di globuli bianchi nel sangue, prodotto dal corpo in reazione a batteri, virus, funghi e infiammazioni) e tachicardia materna o fetale possono essere assenti, rendendo difficile il riconoscimento tempestivo della patologia.
Spesso, la diagnosi definitiva avviene post-partum attraverso l’esame istologico e batteriologico della placenta o mediante la presenza di segni clinici di infezione neonatale.
I segni di danno neonatale da corioamniosite
Per avvocati e giudici che si occupano di cause di risarcimento per danni medici, è importante comprendere i meccanismi patologici e i fattori clinici che conducono a un danno cerebrale da corioamniosite. La corretta identificazione delle eventuali responsabilità mediche e l’analisi dettagliata dei protocolli seguiti durante il travaglio e il parto, sono fondamentali per ottenere giustizia e dare una valutazione equa dei fatti.
I segni di danno neonatale correlati alla corioamniosite, come distress respiratorio (difficoltà a respirare, manifestata nei neonati con respirazione rapida e superficiale, gemiti, narici che si allargano e affaticamento evidente senza un adeguato apporto di ossigeno), alterazioni posturali, convulsioni e paralisi cerebrale, tendono a manifestarsi almeno tre ore dopo il parto.
Questi danni sono progressivamente causati dalle tossine batteriche, che predispongono alla sindrome da distress respiratorio, danneggiano direttamente il tessuto cerebrale e inducono una risposta infiammatoria con conseguente edema cerebrale generalizzato.
I danni riportati nel caso in esame
Nel caso giuridico esaminato, sono state identificate due componenti relative al danno cerebrale nel neonato.
Da un lato, l’esame istologico della placenta ha evidenziato un’estesa corioamniosite acuta essudativa e suppurativa che ha interessato il funicolo, una patologia per la quale non erano presenti segni clinici o laboratoristici di sospetto.
Dall’altro, è stata riscontrata una marcata componente ipossica, dimostrata dalla severa acidosi metabolica rilevata alla nascita. L’importanza della componente ipossica è stata ulteriormente confermata da altri elementi, come il tipo di danno cerebrale evidenziato dalla risonanza magnetica, la necessità di ricorrere all’ipotermia e la diagnosi di sindrome ipossico-ischemica di grado 1 di Sarnat.
Il danno ipossico è chiaramente collegato al ritardo di oltre due ore nell’esecuzione del parto cesareo ed è stato amplificato dalla componente infettiva sottostante, poiché il rilascio di tossine batteriche come si è visto causa un danno cerebrale diretto e aumenta la vulnerabilità del sistema nervoso all’insulto ipossico.
Gli elementi di negligenza medica
Dal punto di vista medico-legale, la gestione inappropriata del parto, in particolare il ritardo nell’esecuzione del taglio cesareo e la somministrazione di ossitocina, rappresentano elementi di negligenza medica. Non è possibile determinare con certezza in perizia quale sarebbe stata la condizione neurologica del neonato se fosse stato estratto tempestivamente al momento delle gravi alterazioni cardiotocografiche, dal momento che una simile corioamniosite è di per sè lesiva della struttura cerebrale.
Tuttavia è stato calcolato come il ritardo nell’esecuzione del taglio cesareo abbia determinato il danno ipossico, amplificato dal
fenomeno infettivo, e come abbia aggravato il protrarsi del fenomeno infettivo stesso, contribuendo al danno finale per una percentuale superiore al 50%.
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