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Cos’è | sintomi | gravidanza | cura dei fibromi: farmaci o chirurgia?

fibromi (o miomi o leiomiomi) uterini sono neoformazioni tumorali benigne, singole o più spesso multiple, delle dimensioni più diverse, che vanno a formarsi nel tessuto muscolare dell’utero e che possono presentare anche una componente fibrosa.

Sono abbastanza frequenti, tanto che interessano più di un terzo delle donne dopo i 35 anni. Pare che siano più diffusi tra le pazienti con un alto indice di massa corporea ed essendo sensibili alla produzione di estrogeni, sono molto rari in età prepuberale, mentre tendono ad aumentare di dimensioni nell’età fertile della donna e a restringersi – fino a scomparire – dopo la menopausa.

Generalmente vanno monitorati nel tempo ma non destano eccessive preoccupazioni, perché solo lo 0,2% dei casi totali degenera in neoplasia, e la comparsa di un sarcoma (leiomiosarcoma) è un evento considerato molto raro.

I miomi possono posizionarsi verso l’esterno dell’utero (fibromi sottosierosi), e sono i più comuni; sotto il rivestimento dell’utero, verso la cavità uterina (sottomucosi o endocavitari), condizione molto più rara; oppure trovarsi nello spessore della parete uterina (intramurali). Più raramente possono formarsi in corrispondenza del legamento largo (intralegamentosi) delle tube o della cervice. Alcuni fibromi, come i sottosierosi e i sotto mucosi, sono detti anche peduncolati, perchè attaccati per un peduncolo alla parete dell’utero.

Sintomi

Il fibroma se di piccole dimensioni spesso è asintomatico, mentre può dare sintomi di varia intensità, anche importanti, in rapporto alla sede in cui si è sviluppato o se si presenta con dimensioni più estese.

Può infatti provocare disturbi del ciclo mestruale e sanguinamenti anomali che portano anemia, oppure dolore pelvico (in base alla sua collocazione e/o in caso di torsione sul peduncolo) e lombare, dolore mestruale, gonfiore addominale e senso di pesantezza, urgenza o bisogno frequente di urinare, stipsi e altri disturbi intestinali, se va a comprimere la vescica o il retto. L’importanza dei disturbi condiziona la scelta dell’opzione terapeutica.

In gravidanza

Durante i mesi di gravidanza il livello di produzione degli estrogeni è più elevato e questo può contribuire ad accrescere il volume dei miomi, che nella maggioranza dei casi però non interferiscono con la gravidanza né disturbano la vita intrauterina del feto: solo in casi estremi i fibromi possono creare i presupposti per un parto cesareo, e dar luogo a complicanze come contrazioni premature, riduzione della crescita fetale, distacco della placenta, aborti spontanei.

Ancora più raramente possono essere causa di infertilità: quando in base alla loro posizione si trovano a ostacolare l’impianto e la crescita dell’embrione, interferiscono sul funzionamento delle tube di Faloppio, oppure fanno da barriera per il passaggio dello sperma fino alle tube.

Cura dei fibromi: farmaci o chirurgia?

Il trattamento dei fibromi va valutato per ogni singolo caso in base alle condizioni di salute della donna, alla sua età, alla gravità dei suoi disturbi e alle sue aspettative in riferimento a future gravidanze. Le terapie possono essere farmacologiche o di chirurgia più o meno conservativa e vengono prescritte in base all’importanza dei sintomi e del loro impatto sulla qualità della vita, al tipo di posizione e dimensione del mioma.

In linea generale sui fibromi asintomatici non si interviene ma ci si limita al monitoraggio annuale con visita ginecologica ed ecografia transvaginale. Le terapie farmacologiche a base di analgesici da una parte, e di progestinici o pillole anticoncezionali dall’altra, alleviano invece i sintomi, regolarizzano i cicli mestruali e a volte rallentano la crescita dei fibromi, ma non li “curano” ossia non li eliminano, e una volta sospese le cure i disturbi tendono semplicemente a ripresentarsi.

Ugualmente succede con le terapie a base di “Analoghi del GnRH” che bloccando l’ovulazione provocano una menopausa reversibile. Per questo effetto transitorio i farmaci vengono utilizzati solo per finalità specifiche come la cura dell’anemia e per un tempo determinato.

Per la chirurgia di tipo conservativo, una delle opzioni è la miomectomia, con la rimozione del solo fibroma in modo da non danneggiare le pareti dell’utero della donna in età fertile. Viene effettuata preferibilmente in laparoscopia e applicata su miomi delle dimensioni inferiori ai 10 cm.

Con l’embolizzazione invece si va a chiudere direttamente l’arteria uterina che “nutre” il fibroma e lo fa crescere, provocandone la necrosi. È però una procedura radiologica percutanea non praticabile per tutti i miomi e può provocare alcuni disturbi nel periodo di riassorbimento del fibroma.

L’isterectomia  invece è un intervento di tipo demolitivo molto serio perché prevede l’asportazione totale o parziale (isterectomia sub-totale) dell’utero con disturbi importanti nel post-operatorio. È indicata solo in seconda scelta, in casi limitati, e nell’ambito della patologia ginecologica benigna, storicamente ha rappresentato il trattamento di scelta della fibromatosi uterina sintomatica. Negli ultimi anni, tuttavia, sono entrati in uso i metodi alternativi (medici e radiologici) sopra descritti che, con la minore invasività, hanno portato ad una revisione delle indicazioni dell’isterectomia nelle patologie benigne. Secondo le linee guida attuali, le indicazioni all’isterectomia in presenza di patologia benigna sono le seguenti:

  • fibromi sintomatici, per i quali l’isterectomia offre, con grado di evidenza I-A, una soluzione permanente nei confronti della menorragia e dei sintomi legati all’aumento di volume dell’utero;
  • perdite ematiche atipiche per le quali, tuttavia, devono essere preventivamente considerate le alternative mediche;
  • endometriosi per la quale l’isterectomia è riservata a casi molto selezionati;
  • prolasso genitale per il quale l’isterectomia, effettuata per via vaginale, deve essere corredata di procedure di supporto pelvico.

Negli ultimi anni tra gli specialisti c’è stata quindi un’inversione di tendenza e l’orientamento prevalente da parte del ginecologo ora è quello di evitare interventi invasivi o distruttivi come l’isterectomia, che presentano nel lungo termine effetti collaterali e ripercussioni sulla salute della donna in ogni fase della vita, riproduttiva e non. L’indicazione all’intervento (soprattutto in caso di fibromatosi uterina con sintomatologia scarsa o nulla) e le relative modalità devono comunque essere concordate con la paziente, della quale vanno rispettati l’eventuale volontà conservativa nei confronti del proprio apparato genitale, anche in relazione al suo vissuto riproduttivo, sessuale e personale, o viceversa la sua volontà di affidarsi alla chirurgia per risolvere sintomatologie più importanti come quelle sopra descritte.

Per richiedere un consulto medico o semplicemente per prenotare una visita ginecologica puoi contattarmi qui o prenotare onlineIn qualità di ginecologa ostetrica ricevo tutte le settimane le mie pazienti negli studi di Milano e Firenze.

*Foto di danielsampaioneto da Pixabay