Oggi vi voglio parlare dell’insorgenza dell’osteoporosi nella menopausa. L’osteoporosi è una malattia sistemica dello scheletro caratterizzata da una riduzione della massa ossea, associata a un aumentato rischio di fratture ossee da fragilità.
Le fratture più tipiche che si riscontrano in chi ne soffre sono a carico del polso, delle vertebre e del femore e sono due volte più frequenti nel sesso femminile che è più soggetto a perdita di massa ossea a causa della carenza estrogenica legata alla post-menopausa.
Densitometria ossea: i valori soglia dell’osteoporosi definiti dall’OMS
Attraverso questo esame esame completamente indolore viene rilevata la densità minerale delle ossa che compongono lo scheletro. Nella donna in menopausa una densitometria ossea che indica un T-score tra più e meno 1 deviazione standard è considerato normale (> -1 SD); se il T-score si trova tra meno 1 e meno 2.5 di deviazione standard (tra -1.0 e -2.5 SD) si parla di osteopenia, mentre la condizione di osteoporosi si ha con un T-score inferiore a 2.5 di deviazione standard (< -2.5 SD) e interessa l’1% della popolazione. Infine si parla di osteoporosi conclamata quando al valore di T-score inferiore a 2.5 si associa una condizione di fragilità e di aumentato rischio di fratture.
Quando si deve fare la densitometria ossea?
Ad oggi non vi sono evidenze scientifiche tali da indicare la necessità dello screening per una prevenzione di massa, quindi la densitometria è indicata per le donne dai 65 anni oppure per le pazienti con i seguenti fattori di rischio:
- > la menopausa precoce (prima dei 45 anni)
- > il fumo
- > la magrezza eccessiva, il rachitismo, alcune sindromi da denutrizione
- > le terapie con corticosteroidi (cortisonici), anticoagulanti, antiepilettici,
- > alcune malattie croniche come celiachia, diabete, iper e ipotiroidismo, deficit di gh, sindrome di cushing, iperprolattinemia, malattie croniche intestinali che determinano malassorbimento del calcio
- > precedenti fratture da fragilità
Il ruolo del medico e del ginecologo nel contrasto all’osteoporosi
Il medico può lavorare principalmente sull’ottimizzare il picco di massa ossea e contrastare la perdita di massa ossea, attraverso un programma di prevenzione che inizia molto prima dell’età interessata da questa patologia: prevenire vuole dire evitare l’eccessiva magrezza, il fumo, il consumo di alcolici e l’eccessivo apporto di sale e di proteine animali nella dieta. Diventa importante inoltre assumere un supplemento di vitamina D (ed eventualmente di calcio) in premenopausa e menopausa, poiché nella popolazione la carenza di questa vitamina è molto diffusa.
Per quanto riguarda l’attività fisica si è visto che praticare sport come jogging, pallacanestro, pallavolo e ginnastica comporta una riduzione della perdita di massa ossea dell’1% ogni anno, mentre camminare almeno mezz’ora al giorno riduce il pericolo di fratture. Viene consigliato anche il lavoro sui muscoli paravertebrali, sulla postura e sull’equilibro attraverso attività come lo yoga.
Terapie farmacologiche
Farmaci come i bifosfonati possono essere prescritti solo a chi ha già avuto una frattura. Il paratormone è un farmaco che riduce il rischio di fratture vertebrali e non, e va riservato ai pazienti con un rischio più elevato o che non rispondono alle terapie con farmaci riassorbitivi. Una buona arma per l’osteoporosi post-menopausale per noi ginecologi è la terapia ormonale sostitutiva o HRT .
Esistono poi i modulatori selettivi del recettore degli estrogeni (SERMs) di cui il raloxifene è il farmaco di prima scelta, indicato nelle donne ad alto rischio di frattura vertebrale, anche per i suoi potenziali benefici sul rischio di neoplasia mammaria e sull’assetto lipidico, mentre è controindicato per le donne più anziane che potrebbero avere un maggior rischio di frattura del femore e di tromboembolismo venoso.