ovaie-come-funzionano

Le due ghiandole – gonadi femminili –  a forma di mandorla poste in maniera speculare laterale nelle pelvi e collegate all’utero dalle tube di Falloppio sono le ovaie: nelle bambine crescono progressivamente con l’arrivo della pubertà, quindi durante la vita fertile della donna raggiungono più o meno la lunghezza di 4 cm (e una grandezza lievemente maggiore nelle donne che hanno avuto più figli), per poi rimpicciolire di nuovo nelle donne mature, con la menopausa e la fine dell’ovulazione.  Nel polo superiore sono comunicanti con le tube uterine, con il polo inferiore sono connesse direttamente all’utero dal legamento utero-ovarico.

I due strati più importanti che compongono l’ovaio sono:

  1. quello più esterno di tessuto corticale – cortex ovarico – che produce i follicoli ovarici con un bagaglio di ovociti primitivi (cellule uovo femminili) a diversi gradi di maturazione, funzionali alla preparazione dell’ovulo che libera ogni mese (funzione gametocita) pronto per essere fecondato dallo spermatozoo maschile per la riproduzione
  2. quello più interno – medulla ovarica – ovvero la parte midollare, ricca dei vasi sanguigni e linfatici necessari al nutrimento e irrorazione della ghiandola

Oltre a fare da riserva ovarica (presente già alla nascita e in progressivo esaurimento per numero di cellule uovo), l’ovaio ha la funzione di secernere gli ormoni sessuali regolatori delle varie fasi dell’attività riproduttiva della donna, ovvero estrogeni, progesterone e in minima parte testosterone.

Quando il follicolo ovarico espelle l’ovulo (evolvendo in corpo luteo per produrre estrogeni e soprattutto progesterone), quest’ultimo inizia il suo viaggio nella tuba per raggiungere l’utero, impiantarsi e iniziare la gravidanza a fecondazione avvenuta. Se la fecondazione non ha avuto luogo, finisce invece con l’essere espulso con il flusso mestruale, mentre il corpo luteo recede nella sua forma di follicolo.

Non per niente le tre fasi del ciclo mestruale (ovvero dell’ovogenesi) sono dette:

  1. fase follicolare
  2. fase ovulatoria (durante il rilascio dell’ovulo)
  3. fase luteinica (dopo il rilascio dell’ovulo)

Si può capire quando è in corso un’ovulazione e se rispetta tempistiche regolari anche in autonomia, a casa propria, con i kit di previsione dell’ovulazione in commercio e misurando la temperatura corporea.

I problemi di ovulazione che si presentano quando l’ovulo non viene liberato regolarmente si diagnosticano con esami del sangue e delle urine (livelli ormonali), esami clinici ed ecografie, e possono derivare sia da una disfunzione della sede del cervello o delle ghiandole che controllano l’ovulazione, sia direttamente da una disfunzione ovarica, quando ad esempio viene prodotta una quantità insufficiente di estrogeni.

Cosa può influire sui problemi di ovulazione

Assieme alle ovaie sono infatti coinvolti nella riproduzione altri organi come l’ipotalamo e l’adenoipofisi (alla base del cervello), la tiroide e le ghiandole surrenali, il cui malfunzionamento può causare problemi d’ovulazione.

Può succedere ad esempio che la tiroide non secerna la corretta quantità di ormoni tiroidei o che le ghiandole surrenali producano troppo testosterone, con ripercussioni sul funzionamento di ipofisi e ovaie.

Oppure che l’ipofisi produca troppa prolattina, riducendo gli ormoni che stimolano l’ovulazione, o ancora che non produca il necessario ormone follicolo-stimolante (FSH) e luteinizzante (LH) per le ovaie, magari perché non riceve uno stimolo adeguato dalla gonadotropina, la cui produzione da parte dell’ipotalamo può risultare inefficiente.

Ci sono infine altre condizioni che possono interferire sul delicato equilibrio del funzionamento delle ovaie, quali:

  • diabete
  • obesità
  • eccessiva perdita di peso o attività fisica
  • stress
  • sindrome dell’ovaio policistico, collegata a sovrappeso ed eccesso di produzione di ormoni maschili
  • alcuni farmaci (come gli estrogeni, i progestinici e gli antidepressivi)

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