La complessità delle gravidanze ad alto rischio, specialmente in presenza di condizioni come placenta previa e accorciamento della cervice uterina, richiede un’attenta gestione clinica. Nel caso in esame, la paziente, gravida a 25+1 settimane e sottoposta a cerchiaggio, era stata ricoverata per minaccia di parto pretermine e seguita con terapie farmacologiche e monitoraggi conformi alle linee guida. Tuttavia, la vicenda si era evoluta in un parto cesareo d’urgenza, seguito da gravi complicanze neonatali.
Condizioni iniziali di rischio
La gravidanza presentava fin dall’inizio un profilo di elevato rischio: per prevenire complicanze, era stato applicato un cerchiaggio profilattico, procedura standard per ridurre il rischio di parto pretermine in situazioni di questo tipo.
Successivamente, durante il ricovero della paziente, era stata avviata una terapia farmacologica mirata, conforme alle linee guida vigenti in quel periodo: Vasosuprina endovena (nr. attualmente non più in uso) per ridurre le contrazioni uterine, magnesio solfato per la neuroprotezione del feto e corticosteroidi per favorire la maturazione polmonare fetale.
Queste misure erano state adottate in linea con le migliori pratiche cliniche, allo scopo di prolungare il più possibile la gravidanza e preparare il feto a un eventuale parto prematuro.
Sviluppo del travaglio
Nonostante l’adeguato approccio terapeutico, l’evoluzione clinica ha portato alla rottura delle membrane amniotiche, evento che ha scatenato l’insorgenza del travaglio. La situazione si è ulteriormente complicata con il distacco della placenta e la procidenza dell’arto superiore fetale, un evento imprevedibile che ha aggravato il quadro ostetrico. Ciò ha reso necessario un intervento tempestivo con taglio cesareo d’urgenza, eseguito per salvaguardare la vita della madre e del feto.
Complicanze neonatali
Il neonato, estremamente prematuro, ha affrontato un quadro clinico molto severo. Alla nascita presentava una grave depressione cardiorespiratoria, che ha richiesto un immediato supporto neonatale.
Nel periodo successivo sono emerse ulteriori complicanze, tra cui malattia delle membrane ialine, malattia polmonare cronica, emorragia intraventricolare di III grado e leucomalacia periventricolare. Queste condizioni, tipiche della prematurità estrema, hanno reso necessaria una prolungata assistenza in terapia intensiva neonatale..
Considerazioni medico legali
Nell’ambito della responsabilità medica, alla luce della mia analisi medico-legale, non sono emerse incongruità rilevanti nella condotta dei sanitari, né durante il ricovero né nella gestione dell’urgenza ostetrica. Inoltre, la gravità delle condizioni rappresenta un fattore intrinseco di rischio, difficilmente imputabile a negligenze mediche.
In ottica di una potenziale causa legale per parto pretermine, è fondamentale esaminare la presenza o meno di incongruità comportamentali nella gestione clinica. Nel caso specifico:
- Conformità alle linee guida: le terapie somministrate al tempo della vicenda (Vasosuprina, magnesio solfato, Bentelan, antibiotici) sono risultate adeguate rispetto alle evidenze scientifiche e agli standard di cura per gravidanze a rischio.
- Gestione del travaglio e del cesareo d’urgenza: la procidenza dell’arto fetale, evento improvviso e non prevedibile, ha complicato la nascita. La decisione di procedere al cesareo è stata tempestiva e coerente con l’urgenza ostetrica riscontrata.
- Assistenza neonatale: la gestione successiva del neonato ha rispettato i protocolli, con adeguato supporto ventilatorio e monitoraggio dei parametri vitali.
Anche nelle migliori condizioni, le gravidanze ad alto rischio presentano eventi critici che non sempre possono essere prevenuti o controllati. Pertanto, la richiesta di risarcimento per danno medico è apparsa subito difficilmente sostenibile in sede legale, data l’assenza di errori evidenti o deviazioni dagli standard di cura.
Avvocati e medici legali possono fornire supporto indispensabile nella valutazione della fattibilità di un’azione legale, guidando i pazienti verso un percorso realistico e ben informato. Questo caso sottolinea l’importanza di una valutazione accurata e basata su evidenze, sia per tutelare i pazienti sia per evitare contenziosi improduttivi.