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Vi ho già parlato in passato di poliabortività, ovvero di cosa fare quando ci sono due o tre aborti consecutivi, mentre oggi affrontiamo il tema di quando per la prima volta una coppia si trova a dover riprendersi da un aborto spontaneo, primo e unico, subendo un trauma per il quale le linee guida degli specialisti in ginecologia e ostetricia fondamentalmente non si pronunciano.

Per aborto spontaneo si intende la perdita di un feto, per cause naturali, prima delle 23 settimane di gravidanza. Secondo le statistiche si verifica in circa il 15% delle gravidanze conclamate (mentre molti più aborti avvengono in donne che nemmeno si accorgono di essere gravide), e nell’85 % circa dei casi entro le prime 12 settimane di gestazione.

Iniziamo col considerare che secondo le evidenze il singolo evento di aborto spontaneo avvenuto nelle prime dodici settimane di gestazione non implica che ci siano necessariamente problemi riproduttivi e che non è nemmeno predittivo di problemi successivi, mentre se avviene prima della 23ma settimana, quindi nel secondo trimestre, l’aborto potrebbe essere collegato a malformazioni fetali, problematiche vascolari (come trombosi placentari), problematiche infettive (come corioamniositi)  e altre patologie ginecologiche-ostetriche che vanno ben approfondite e indagate.

Comunque sia, la coppia non deve essere lasciata sola in quello che è un vero e proprio lutto, spesso fonte di ansia, di tristezza e di senso di colpa, ma dovrebbe essere sostenuta dallo specialista di fiducia con attività di counseling e supporto emotivo, basate sull’ascolto attento e sulla partecipazione informata della coppia alle decisioni che riguardano la propria salute e quella del futuro bambino, in modo da trasmettere un messaggio positivo, d’incoraggiamento, e comunque da predisporre un programma di prevenzione per la salute riproduttiva successiva.

Un elemento che può facilitare l’elaborazione del lutto ad esempio è rappresentato dalla considerazione che tra le più frequenti cause di aborto c’è l’anomalia cromosomica: in molti casi si tratta quindi della stessa natura che correttamente interviene in questo modo per interrompere errori del DNA, in presenza di una patologia genetica o di un difetto congenito nello sviluppo del feto.

Ma cosa si intende per salute riproduttiva? Il concetto di salute sessuale/riproduttiva (Reproductive Health) è stato introdotto per la prima volta negli anni ‘80 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS); la sua definizione ufficiale è “lo stato di benessere fisico, mentale e sociale, correlato al sistema riproduttivo e alle sue funzioni. Implica che le donne e gli uomini devono essere in grado di condurre una vita sessuale responsabile, soddisfacente e sicura; che devono avere la capacità di riprodursi e la libertà di decidere se, quando e quanto possono farlo”.

La prevenzione della salute riproduttiva nel counseling preconcezionale, quindi per la coppia in cerca di una nuova gravidanza, inizia dall’adozione di un corretto stile di vita da parte di entrambi i componenti, in particolare della donna: stili di vita scorretti, infezioni sessualmente trasmissibili, obesità, possono essere infatti fattori di rischio che condizionano gli Esiti Avversi della Riproduzione (EAR) (Mastroiacono, 2010; Mastroiacono, 2012). Se ad esempio è sovrappeso, o segue un’alimentazione poco sana e inadeguata alle sue caratteristiche, la paziente verrà indirizzata verso un regime alimentare più funzionale alla sua salute; se fuma si adotteranno le strategie più opportune, come l’agopuntura, per farla smettere di fumare; se conduce una vita sedentaria le verrà consigliato un programma di attività fisica calibrato sulle sue reali esigenze, per mantenersi in forma.

Anche per il suo compagno valgono gli stessi accorgimenti, dal momento che il fumo ad esempio influisce negativamente sulla vitalità, concentrazione e motilità degli spermatozoi, mentre molti parametri del liquido seminale risultano alterati nei fumatori stessi.

Infine, per gli aborti spontanei del primo trimestre, solo se indicato dal quadro clinico personale e in maniera del tutto indipendente dall’unico evento abortivo, potrebbero essere consigliati per la futura madre basilari esami di laboratorio per controllare valori come la glicemia, l’insulinemia in relazione alla presenza di resistenza insulinica, il colesterolo, e altri controlli mirati all’aspetto ormonale e alla funzionalità della tiroide.

Per quanto riguarda un aborto che avviene nel secondo trimestre invece, può essere indicato valutare attraverso esami del feto e della placenta la presenza di cause ricorrenti, per poter diagnosticare e trattare ove riscontrate un’infezione, un’incontinenza cervicale, una patologia trombofilica, connesse all’evento abortivo.

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