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Tra le pazienti in età fertile che seguo in ambulatorio a Milano e Firenze trovo una percentuale sensibile di donne cui viene diagnosticata adenomiosi uterina più o meno importante, a seguito di un esame di controllo di routine mediante ecografia trans-vaginale o risonanza magnetica della pelvi (RMN), e più raramente dopo biopsia.

La condizione di utero adenomioso pare aumentare con l’avanzamento dell’età, fino a colpire nelle forme lievi circa un quinto delle donne, a partire dai 40 anni, per poi tendere a risolversi con la menopausa: non se ne conosce esattamente la causa, ma si è visto che tale patologia può essere di origine ereditaria e anche correlata a variazioni ormonali degli estrogeni.

Viene anche chiamata “endometriosi interna” ingenerando non poca confusione con l’endometriosi vera e propria- con la quale essa comunque può coesistere – e si manifesta in modo anche asintomatico, con la crescita di endometrio nella parete muscolare uterina (miometrio), ossia nei tessuti che normalmente si trovano tra la parete esterna (perimetrio) dell’utero e la sua mucosa, l’endometrio appunto.

L’accrescimento è di natura benigna e avviene facilmente nella parete posteriore dell’utero, provocando l’aumento di volume di quest’ultimo (che può persino triplicare) e uno stato cronico infiammatorio.  La crescita di tessuto può interessare uniformemente un po’ tutta la parete muscolare uterina (adenomiosi diffusa), oppure colpirne una parte limitata, presentandosi con un aspetto nodulare simile ai fibromi, e allora si parla di adenomioma.

Sintomi della presenza di utero adenomioso

Quando si manifesta con sintomi evidenti, l’adenomiosi uterina può comportare dolori alla schiena e alla zona pelvica, dolori durante i rapporti sessuali (dispareunia), mestruazioni dolorose (dismenorrea), perdite di sangue fuori dalle mestruazioni (spotting) o un aumento importante del flusso mestruale, con presenza di coaguli e anemia. In molte donne però può essere presente per anni senza alcun sintomo o effetto sulla qualità della vita.

Adenomiosi uterina e gravidanza

Anche se il rapporto diretto tra adenomiosi e infertilità è ancora molto discusso nella comunità scientifica e si parla per la maggior parte di gravidanze fisiologiche portate a termine naturalmente, evitando inutili allarmismi, ogni paziente costituisce un caso a se stante che è condizionato da una serie di fattori, quali la compresenza di altre patologie: tenendo conto che in generale l’avere un utero adenomioso non elimina la possibilità di restare incinta, in alcuni casi potrebbe succedere che inibisca il concepimento, rendendo più difficile l’annidamento dell’embrione; in altri casi potrebbe invece rendere un po’ più complicata la gravidanza, con una maggiore esposizione al rischio di parto pretermine o a quello di rottura anticipata delle acque.

Cura dell’adenomiosi uterina

Non esiste ad oggi cura all’adenomiosi a eccezione della sola isterectomia (asportazione dell’utero, riservata a rari casi specifici) affiancata negli ultimi anni da una comunque controversa chirurgia più conservativa.

Non resta quindi ai dottori che alleviare la sintomatologia dolorosa con analgesici e antifiammatori, limitandosi a prescrivere contraccettivi (pillola, anello contraccettivo e progestinici) e dispositivi intrauterini (IUD) a rilascio di levonorgestrel, nei casi collegati all’azione degli estrogeni, per cercare di controllare sia gli effetti sul flusso mestruale sia l’aumento di volume uterino.

Per richiedere un consulto medico o semplicemente per prenotare una visita ginecologica puoi contattarmi qui o prenotare onlineIn qualità di ginecologa ostetrica ricevo tutte le settimane le mie pazienti negli studi di Milano e Firenze.