Ho deciso di intervenire in questo momento su un argomento delicato e dibattuto sui mezzi di comunicazione come quello dei vaccini per Covid-19 per rispondere alle tantissime domande che mi pongono in questi giorni le mie pazienti, specialmente le donne in gravidanza, quelle che stanno cercando di diventare madri o che stanno utilizzando la pillola anticoncezionale.

Quanto riporto in questo articolo ha carattere puramente informativo e non sostituisce in alcun modo il parere del vostro medico di fiducia, al quale dovete sempre rivolgervi per qualsiasi decisione sulla vostra salute. Ogni singola paziente ha storia, anamnesi, caratteristiche uniche che vanno attentamente valutate dallo specialista che la segue e la conosce da tempo.

Vaccino COVID in gravidanza e allattamento: cosa sappiamo oggi?

Partiamo dal fatto che i vaccini approvati ad oggi (Pfizer-Biontech, Moderna, Astazeneca, Johson & Johson) non sono stati testati in fase di sperimentazione su donne in gravidanza ma solo su animali da esperimento.

Sappiamo che le agenzie per il farmaco EMA, europea, e AIFA italiana, come anche la statunitense FDA e il Center of Disease Control and Prevention suggeriscono la possibilità di vaccinare donne in concepimento, gravidanza e allattamento contro la Sars Cov 2.

In parallelo, tutte le società italiane di Ginecologia, Ostetricia, Neonatologia incoraggiano la vaccinazione di queste categorie di pazienti, in particolare per le donne ad alto rischio lavorativo – come quelle delle professioni sanitarie – o ad alto rischio di complicanze per il COVID (donne diabetiche o con malattie croniche ecc).

Lo studio americano

Da un recente studio americano ci arrivano dati incoraggianti: su 30.000 donne gravide vaccinate (16.000 con Pfizer e 14.000 con Moderna) ci sono stati alcuni effetti collaterali di lieve entità nel giorno successivo all’iniezione, mentre per quello che riguarda gli eventi avversi ostetrici non è stata rilevata alcuna differenza tra il gruppo di donne vaccinate e quello delle pazienti non vaccinate.

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NON è stato visto nessun significativo aumento del rischio di aborto nel primo trimestre, né di morte intrauterina neonatale, né di anomalie congenite, né di parto prematuro, o di diabete gestazionale, o ancora di preeclampsia, o di riduzione della crescita fetale.

Questo studio dunque è in linea con l’indicazione di vaccinare contro Sars Cov 2 in qualsiasi epoca di gravidanza in assenza di particolari controindicazioni.

I potenziali benefici del vaccino per il neonato: lo studio israeliano

Oltre ai benefici in termini di sicurezza per la madre bisogna poi rilevare che, come succede già per vaccini come quello della pertosse o dell’influenza, anche in questo caso gli anticorpi prodotti dalla madre passano la placenta e arrivano al feto, per proteggerlo almeno per qualche mese, a differenza del vaccino che NON passa la placenta. Come dice lo stesso Fauci, l’immunologo super consulente del governo Americano: “We’ve seen this with many other vaccines,” e ancora “That’s a very good way you can get protection for the mother during pregnancy and also a transfer of protection for the infant, which will last a few months following the birth.

Sotto questo aspetto vi rimando anche a un piccolo studio israeliano appena pubblicato, dell’ospedale Hadassah di Gerusalemme. Lo studio, che ha preso in esame il sangue del cordone ombelicale di 40 neonati, vi ha trovato in tutti i casi una forte presenza di anticorpi prodotti dalle madri vaccinate con Pfizer-Biontech. Lo stesso meccanismo è valido nell’allattamento, in occasione del quale le donne vaccinate, dopo il richiamo del vaccino possono trasferire al neonato i loro anticorpi nel latte.

Vaccini COVID e pillola contraccettiva

Molte pazienti sulla scia delle questioni sollevate in questi giorni attorno al vaccino di Astrazeneca (in particolare sull’ipotizzato rapporto di quest’ultimo con la formazione di coaguli di sangue) mi hanno chiesto se devono sospendere il trattamento ormonale in corso; altre mi chiedono se in vista del vaccino devono rimandare l’inizio dell’assunzione della pillola che avevano in programma.

La discussione sul legame ipotizzato tra pillola ormonale e trombosi post vaccino nel momento in cui sto scrivendo è al centro di ulteriori approfondimenti da parte della comunità scientifica.

Personalmente mi trovo in linea con le posizioni della SIC (Società Italiana di Contraccezione) che stigmatizzano i recenti allarmi come fuorvianti e che tra l’altro possono nuocere alla contraccezione come terapia, ma anche come importantissimo strumento per l’emancipazione della donna e delle pari opportunità.

Bisogna tenere presente che al momento della prima prescrizione un medico curante valuta con accuratezza il rischio trombotico di ogni sua paziente su tutta una serie di criteri, parametri ed esami del sangue: detto questo, il rischio di trombosi venosa in corso di terapia estroprogestinica è maggiore nei primi tre mesi d’assunzione e poi diminuisce nei mesi successivi, motivo per il quale se è sbagliato fare una pausa nell’assunzione della pillola contraccettiva, altrettanto non è corretto sospenderla per fare il vaccino contro Sars Cov 2. Non esiste neanche un razionale nel non iniziare una terapia contraccettiva che era stata programmata, a meno che questo crei una particolare ansia alla paziente. Non c’è nessuna controindicazione nemmeno nel vaccinare donne portatrici di spirale, spirale a rame o spirali medicate.

Vaccino COVID e fertilità

Non vi sono dati circa l’influenza e la relazione tra vaccino e fertilità, né vi sono controindicazioni alla somministrazione dei vaccini in chi cerca il concepimento naturalmente o in chi intraprende un percorso di PMA, come non sussistono motivi su basi biologiche per ritenere che questi vaccini possano interferire negativamente con la fertilità stessa della donna. Si tenga in considerazione che nel caso dell’assunzione di Astrazeneca, che prevede un intervallo di tre mesi tra la prima e la seconda dose, potrebbe accadere di dover fare il richiamo già in epoca di gravidanza.

Spero di avere risposto almeno in parte ai dubbi delle mie pazienti e vi ricordo che il beneficio relativo alla riduzione del contagio da coronavirus resta enormemente superiore coi dati che abbiamo a un eventuale rischio da vaccino.