Le mie pazienti di Milano e Firenze che in questo periodo affrontano una gravidanza mi chiedono con qualche preoccupazione se devono aderire alla nuova campagna di vaccinazione per la SARS-CoV-2.

Il video-tutorial di oggi su “gravidanza istruzioni per l’uso” è dedicato quindi a tutte le mamme in dolce attesa o già in allattamento, in cerca di informazioni mediche su quali vaccini fare quando si ha un bambino, a partire dai nuovissimi vaccini per il Covid-19 appena validati, dei quali si parla molto in questi giorni (Pfizer e Moderna). Entrambi necessitano di una doppia iniezione intramuscolare, poco sotto la spalla, per garantire la risposta immunitaria.

Come sappiamo i vaccini per il coronavirus non sono stati sperimentati sulle donne in gravidanza, quindi noi medici dobbiamo partire dalle posizioni degli enti di controllo e valutazione del farmaco nazionali ed europei (AIFA ed EMA) e conseguentemente del nostro Ministero della Salute, per stabilire se effettivamente l’assunzione di questi vaccini comporti rischi in gravidanza e allattamento.

Vaccini coronavirus: cosa dice l’AIFA

In particolare l’AIFA, Agenzia Italiana del Farmaco, rileva che pur essendo tuttora molto limitati i dati sull’uso del vaccino Covid durante la gravidanza, gli studi di laboratorio su modelli animali non hanno mostrato effetti dannosi durante la gestazione.

Il vaccino non è controindicato e le donne in gravidanza non sono escluse dalla vaccinazione, soprattutto quando vi sia la presenza in co-morbilità di altri fattori di rischio nello sviluppare forme severe di Covid-19 come:

  • il diabete e l’ipertensione
  • le malattie cardiovascolari
  • l’obesità
  • l’asma
  • l’essere gestante over 35

Sebbene non ci siano studi sull’allattamento al seno, sulla base della plausibilità biologica non è previsto alcun rischio che impedisca di continuare l’allattamento al seno.

Il consenso informato per il vaccino Covid

Di diverso tenore è quello che ad oggi si legge nel consenso informato del Ministero per la somministrazione del vaccino:

  • Il vaccino “Pfizer-BioNTech COVID-19” può essere somministrato a partire dai 16 anni d’età (dai 18 anni quello Moderna-Astrazeneca).
  • Il vaccino non può essere somministrato alle donne in gravidanza e in fase di allattamento.

Vaccinazione COVID19 in gravidanza: le posizioni delle associazioni di medici e ginecologi

È stato poi emanato qualche giorno fa un Position Paper ad interim dalle diverse associazioni di medici, ginecologi, operatori sanitari quali SIGO-AOGOI-AGUI-AGITE condiviso da SIN – SIP – SIMP – SIERR – FNOPO: VACCINAZIONE ANTI-COVID19 e GRAVIDANZA del 2 gennaio 2021.

Il documento riporta che:

  1. le donne in gravidanza hanno un rischio analogo alla popolazione generale di contrarre l’infezione da SARS-CoV-2;
  2. la maggior parte delle donne gravide che ha contratto l’infezione manifesta sintomi lievi moderati: il ricovero in terapia intensiva si è osservato in circa 3% dei casi e non è stata registrata al momento alcuna morte materna. Sono state registrate 4 morti in utero su 538 feti inclusi e nessuna morte neonatale. (Dati ISS);
  3. i rischi materni sono aumentati in presenza di altre condizioni, quali l’età materna uguale o superiore a 35 anni, il tipo di attività lavorativa, co-morbilità come asma, obesità, diabete, ipertensione e l’appartenenza a etnia nera o altre minoranze etniche. 4) attualmente i dati disponibili sui vaccini sono derivanti solo da studi su modelli animali, e non hanno mostrato effetti dannosi in gravidanza. Non sono disponibili dati di sicurezza ed efficacia nelle donne in gravidanza e allattamento.

Trattandosi comunque di vaccini con mRNA, cioè non di un vaccino a virus vivo, in cui le particelle di mRNA vengono rapidamente degradate, si ritiene che possano essere considerati sufficientemente sicuri nelle donne in gravidanza.

Su tali presupposti si può ritenere che:

  1. La vaccinazione è una scelta personale e la donna deve in tutti i casi essere informata in maniera esaustiva dal sanitario di fiducia su punti quali:
    • il livello di circolazione del virus nella comunità,
    • i potenziali rischi del vaccino,
    • i rischi connessi all’infezione da COVID-19 in gravidanza, sia per la salute materna che fetale,
    • i vaccini attualmente approvati dalla FDA non sono stati testati sulle donne gravide, e pertanto non vi sono dati relativi alla loro sicurezza in gravidanza.
    • il dato anamnestico di: età materna uguale o superiore a 35 anni, precedenti comorbilità come asma, obesità, diabete, ipertensione e l’appartenenza a etnia nera o altre minoranze etniche, rappresenta un rischio aggiuntivo di sviluppare una grave morbosità materna con possibili ripercussioni anche sugli esiti feto/neonatali.
    • l’occupazione professionale come operatrice sanitaria o caregiver in contesti in cui l’esposizione al virus è alta, rappresenta un ulteriore elemento di rischio aggiuntivo da considerare nel decidere se vaccinarsi o meno in gravidanza e allattamento.
  2. Le donne gravide che non hanno una storia recente di infezione da COVID 19 e che hanno specifici fattori di rischio aggiuntivi, possono considerare favorevolmente di ricevere il vaccino COVID 19, che è eseguibile in qualsiasi epoca di gravidanza.
  3. Non vi sono controindicazioni all’esecuzione delle altre vaccinazioni (antinfluenzale ed antipertosse) raccomandate in gravidanza. A scopo prudenziale, in assenza di evidenze, si raccomanda di mantenere un intervallo di almeno 14 giorni tra i vaccini.
    In specifico, le donne in gravidanza, in prossimità del picco epidemico influenzale, a prescindere dall’epoca di gravidanza, possono ricevere anche il vaccino anti-influenzale; in prossimità della 28° settimana, epoca in cui è raccomandato il vaccino anti-pertosse, possono ricevere anche tale vaccino.
  4. Le donne che allattano e non riportano una storia recente di infezione da COVID 19, possono considerare favorevolmente di ricevere il vaccino.
  5. Il desiderio riproduttivo non deve interferire nella scelta della donna a sottoporsi a vaccinazione.
  6. Alle donne che decidono di non vaccinarsi è fondamentale ricordare l’importanza delle altre misure preventive quali l’utilizzo dei DPI, il distanziamento fisico ed il lavaggio frequente delle mani.

Si raccomanda inoltre che i prossimi studi includano anche le donne gravide ed in allattamento nelle sperimentazioni su questi vaccini.

Vaccinazione Covid e gravidanza: in conclusione?

Sono convinta che a breve verrà fatta più chiarezza e sono sicura che le posizioni troveranno una linea comune; nel frattempo è importante continuare a mantenere tutte le misure preventive, a maggior ragione in gravidanza.

In generale, l’uso del vaccino durante la gravidanza e l’allattamento dovrebbe essere deciso in stretta consultazione con un operatore sanitario di fiducia dopo aver considerato il rapporto rischi-benefici per la salute materna e fetale.

La situazione è comunque in continua evoluzione: ti invito a tornare su questa pagina per nuovi sviluppi e aggiornamenti sui vaccini COVID19.*

Uno sguardo sugli altri vaccini raccomandati in gravidanza

Parlare di vaccini per il COVID-19 mi offre la possibilità di raccomandare altri due vaccini, assolutamente consigliati e super sicuri in gravidanza: il vaccino antiinfluenzale e il vaccino antipertosse.

Influenza stagionale

L’influenza stagionale presenta il picco intorno alla fine di gennaio, ma recentemente si osserva una tendenza ad anticipare. I sintomi sono: febbre alta, dolori muscolari e articolari, raffreddore, tosse (generalmente secca), cefalea, malessere. I sintomi gastrointestinali (diarrea, nausea, vomito), sono più frequenti nei bambini.

Essa rappresenta un serio problema di Sanità Pubblica ed una rilevante fonte di costi diretti e indiretti per la gestione dei casi in fase acuta e delle complicanze: il Centro Europeo per il controllo delle Malattie (ECDC) stima che ogni anno, in Europa, si verificano dai 4 ai 50 milioni di casi di influenza e che 15.000/70.000 cittadini europei muoiono ogni anno per complicanze dell’influenza.

I soggetti più a rischio di contrarre la patologia e di sviluppare complicanze, compresa una maggiore mortalità, sono, oltre agli anziani, le persone con patologie croniche, le donne gravide ed i neonati.

L’influenza contratta in gravidanza determina un considerevole aumento dei decessi e dei tassi di ospedalizzazione per complicanze cardiopolmonari rispetto alla popolazione generale. Questo accade a seguito di alcune modificazioni fisiologiche della gravidanza, come lo shift Th1/Th2, l’incremento della gettata cardiaca e del consumo di ossigeno, una diminuzione della capacità polmonare e del volume polmonare corrente. Il 5% di tutti i decessi correlati all’influenza da H1N1 nel corso della pandemia del 2009-2010 si è verificato in corso di gravidanza, anche se le donne gravide rappresentavano solo l’1% della popolazione complessiva degli affetti.

All’aumentato rischio di morte per influenza contratta in gravidanza, si aggiungono i rischi di esito gravidico avverso: aborti, nati morti, decessi neonatali, nascite pretermine, basso peso alla nascita, ricorso al cesareo.

I rischi per il feto sono correlati soprattutto alla risposta immunitaria materna più che al passaggio transplacentare del virus.

Le complicanze nel neonato

I neonati fino a 6 mesi, a causa dell’immaturità del sistema immunitario e cardiorespiratorio, sono maggiormente vulnerabili e soggetti a complicanze che richiedono il ricovero ospedaliero (polmonite, laringo-tracheo-bronchite, encefalopatia) e ad una mortalità più elevata.

Il vaccino antinfluenzale è sicuro in gravidanza e determina una protezione sia della madre che del neonato. In questo periodo di epidemia da coronavirus, a maggior ragione è utile per evitare il confondimento di sintomi influenzali e da covid.

Pertosse

La pertosse sembra una patologia del passato, e per certi aspetti lo è in quanto la vaccinazione su larga scala, condotta negli anni ’50-’60, ha permesso di conseguire una riduzione considerevole dell’incidenza e della mortalità della malattia nei paesi industrializzati. Importante però non abbassare la guardia, perché è stato visto che la copertura vaccinale eseguita nell’infanzia viene persa nell’età adulta e si possono creare dei focolai epidemici che possono colpire i neonati nei primi mesi di vita, quando non sono ancora vaccinati. L’immunità verso la pertosse viene persa 4–12 anni dopo la vaccinazione dell’infanzia e 4–20 anni dopo l’infezione acquisita naturalmente.

È una malattia estremamente contagiosa, che si trasmette prevalentemente per via respiratoria attraverso le goccioline di Flügge emesse con la tosse, gli starnuti o anche semplicemente parlando.

Le fonti più comuni di infezione per il neonato sono la madre, i familiari stretti, ma anche i pediatri o gli operatori sanitari che si occupano del bambino.

La vaccinazione DTPa materna, in virtù del trasferimento di anticorpi transplacentare, conferisce una immunizzazione efficace per 6 settimane almeno.

DTPa in gravidanza: quando e perché

Il momento migliore per la vaccinazione DTPa è tra la 28° e la 32° settimana. In questa finestra temporale, infatti, è massima la quantità di anticorpi materni che riesce a passare la placenta e a raggiungere il feto. L’immunizzazione materna protegge il bambino finché non è in grado di completare il proprio ciclo vaccinale.
Il trasferimento di anticorpi dalla madre al bambino con il vaccino acellulare conferisce una immunizzazione passiva efficiente, senza alcuna compromissione della risposta immunitaria attiva alla somministrazione del DTPa al 3° mese.

Sfoglia anche la mia playlist “Gravidanza – istruzioni per l’uso” su YouTube e guarda gli altri video informativi sulla gravidanza.

Ascolta la mia intervista radio sui vaccini covid 19 in gravidanza.

* Ultimo aggiornamento sui vaccini COVID in gravidanza, allattamento, concepimento o con la pillola contraccettiva