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Ultimamente sono stata chiamata in causa diverse volte per consulenze come ginecologa forense per le quali ho avuto modo di occuparmi di ninfoplastica e della patologia connessa, l’ipertrofia delle piccole labbra; un argomento ancora abbastanza dibattuto nella comunità scientifica e che può dare luogo a interpretazioni diverse.

La ninfoplastica è l’intervento di chirurgia estetica indicato per correggere nei genitali esterni femminili l’ipertrofia delle piccole labbra vulvari.

Bisogna tenere presente che l’ipertrofia delle piccole labbra vaginali come condizione clinica è scarsamente definita e soggettiva e non è regolata da linee guida condivise che ne sanciscano formalmente i criteri d’indicazione all’intervento chirurgico.

In parole povere non esistono criteri diagnostici standard per definire questo aumento di volume dei tessuti come patologico e proporne la cura, se non in base alle conseguenze sulla qualità della vita della paziente che esso può comportare.

Cos’è l’ipertrofia, come si riconosce e cosa comporta

Descritta come una presenza di tessuto in eccesso che rende le piccole labbra protuberanti e asimmetriche rispetto alle grandi labbra vulvari più esterne, viene misurata mediante una “larghezza di allungamento” che secondo alcuni autori dovrebbe essere superiore ai 5 cm.

La questione però non trova concordi ginecologi, chirurghi plastici e pediatri sui criteri oggettivi e le misurazioni cliniche per una diagnosi in base a dimensioni e sintomi; si può dire tuttavia che una larghezza di allungamento dai 6 cm è generalmente considerata coerente con l’ipertrofia.

Buona parte degli specialisti la considera semplicemente come variante di una condizione congenita anatomica normale, mentre è indubbio che in alcuni casi può essere vissuta come una malformazione e avere risvolti negativi sullo stato emotivo e psicologico della donna: l’ipertrofia acquisisce dunque una valenza medica quando provoca disagio a livello estetico, oppure quando è causa di disturbi funzionali a livello vulvare, concomitanti con irritazioni croniche, dolore o igiene difficoltosa, mentre interferisce sia con le pratiche sessuali, sia con le quotidiane attività di movimento e sportive, e può provocare disagio con alcuni tipi di abbigliamento.

Ipertrofia: consigli e indicazioni

Alla prima diagnosi il ginecologo risponde con una consulenza mirata per la paziente e alcuni consigli d’igiene per prendersi cura di sé e della propria vulva; se i sintomi persistono allora può essere indicata la correzione chirurgica, non senza prima avere informato a dovere circa la possibile formazione di cicatrici o la remota possibilità di complicanze come il dolore vulvare cronico e la dispareunia.

Le tecniche chirurgiche utilizzato per questo tipo di labioplastica – la ninfoplastica – sono diverse, partendo dalle più classiche incisioni in “resezione lineare curva” o in “resezione centrale del cuneo” fino alle tecniche alternative che tentano di preservare il contorno naturale delle piccole labbra (dove rimangono le linee di sutura post-operatorie) e di ridurre l’estensione del tessuto cicatriziale esposto.

Recenti studi scientifici riferiscono di una buona risposta da parte delle pazienti che hanno riportato sollievo dal disagio (per il 96%) e miglioramento estetico (per il 91%), senza importanti complicazioni post-intervento e con complicanze minori e temporanee.

In uno studio prospettico su 26 donne sottoposte a ninfoplastica, la maggior parte riferisce risultati soddisfacenti dal punto di vista funzionale (molto migliorata: 54% , nessun cambiamento: 12%) mentre per quanto riguarda la soddisfazione riguardo l’aspetto estetico riscontra un miglioramento nel 96% (24 su 25) a tre mesi. A 11-42 mesi il 26% ha riportato effetti avversi come disagio estetico, ridotta libido, difficoltà minzionali.

 

* Foto di Khusen Rustamov da Pixabay