HRT terapia ormonale sostitutiva in menopausa
Negli anni ’90-2000, si è verificata una grande diffusione nella somministrazione della terapia sostitutiva (HRT) con indicazione estesa quasi a tutte le donne in menopausa, nella convinzione che questa agisse riducendo i sintomi vasomotori, il rischio cardiovascolare e il rischio osteoporotico.
L’esigenza di attenuare o contrastare i più diffusi disturbi collegati alla menopausa derivava infatti da una ormai mutata percezione di questa fase della vita e da un approccio radicalmente cambiato da parte della donna.
Fino agli anni’70 infatti la menopausa veniva considerata semplicemente come un momento fisiologico della vita, in cui tutti i disturbi andavano tollerati; in seguito, l’allungamento della vita media ha fatto sì che nella società moderna la donna in menopausa fosse nel pieno della propria attività professionale e sociale, facendo emergere una cultura di maggiore attenzione ai sintomi e alla loro cura.
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Gli ultimi studi sulla terapia sostitutiva
Negli ultimi anni vari studi si sono però susseguiti al riguardo, alcuni dei quali (WHI -Women’s Health Iniziative) hanno diametralmente cambiato la prospettiva d’utilizzo della terapia sostitutiva evidenziando un incremento dell’incidenza del tumore della mammella in donne sottoposte alla HRT.
Studi successivi e precedenti, avevano comunque evidenziato come l’incremento del tumore fosse minimo all’interno dei 5 anni di utilizzo, riguardasse soprattutto il tumore a lenta crescita e come esso fosse associato ad altri fattori di rischio più rilevanti, quali l’obesità e l’abitudine al fumo.
Secondo altri dati, tuttavia, appare ormai indiscusso che la terapia sostitutiva aumenti, soprattutto nel primo anno del suo utilizzo, il rischio di patologie cardiovascolari e di ictus.
Per quali patologie della menopausa è attualmente indicata la terapia ormonale sostitutiva
L’indicazione attuale per giustificare l’inizio della terapia ormonale sostitutiva riguarda il trattamento dei disturbi della menopausa che provocano uno stato di disagio da moderato a grave. La terapia sostitutiva può essere anche indicata come terapia di seconda scelta per la prevenzione dell’osteoporosi in donne particolarmente a rischio di frattura e intolleranti ad altri farmaci autorizzati per questo tipo di prevenzione.
Vampate di calore e sudorazione sono tra i sintomi vasomotori più comuni nella menopausa: tendono in genere a regredire in modo spontaneo nel giro di 1-2 anni, sono favoriti da fattori come stress, alcool, caffeina, fumo e bevande calde e trovano nella terapia ormonale sostitutiva una cura efficace, soprattutto quando persistono per anni e sono mal tollerati dalle donne, in particolare quando compaiono frequentemente e durante la notte, con conseguente insonnia e affaticamento.
Gli estrogeni inibiscono anche la perdita di massa ossea comunemente osservata nella maggior parte delle pazienti dopo la menopausa: una correlazione fra il loro impiego e la riduzione del rischio di demineralizzazione all’anca e al polso e di fratture vertebrali è stata dimostrata dai risultati di numerosi studi.
Per quali patologie della menopausa l’HRT non è invece indicata
In contrasto con gli studi iniziali che avevano suggerito un effetto protettivo nei confronti delle patologie cardiovascolari, gli studi sperimentali più aggiornati indicano che la terapia ormonale non solo non riduce il rischio di eventi cardiovascolari nelle donne con coronaropatia e in donne sane in post-menopausa, ma che al contrario, i preparati a base di estrogeni più progestinici possono aumentare l’insorgenza di ictus, trombosi venosa profonda o embolia polmonare.
Rischi e benefici della terapia ormonale sostitutiva
- È efficace nel trattamento dei sintomi menopausali, in particolare la sindrome vasomotoria.
- Previene la perdita di massa ossea e incrementa la densità ossea.
- È associata ad un aumentato rischio di carcinoma della mammella e dell’endometrio, in modo direttamente proporzionale alla durata della terapia per tutti i tipi di estrogeno; se alla terapia viene aggiunto un progestinico, il rischio aumenta per il carcinoma della mammella e diminuisce per quello endometriale.
- Comporta un lieve aumentato rischio di tromboembolismo venoso, specialmente nel primo anno di utilizzo.
- Non è utilizzata per la prevenzione delle malattie cardiovascolari.
Terapie naturali alternative
Recentemente viene utilizzata l’agopuntura, con alcuni successi, per contrastare la comparsa dei sintomi in menopausa, ma non vi sono ancora dati sufficienti che ne confermino l’efficacia.
Tra le cure naturali alternative anche i fitoestrogeni sono largamente diffusi nell’ambito della terapia sostitutiva in menopausa: si tratta di composti vegetali che vengono trasformati in estrogeni nell’intestino, e si trovano principalmente nei semi di soia, nei lignami contenuti nei semi di lino, in diversi cereali, verdure, frutta e legumi. Ulteriori sorgenti di fitoestrogeni sono la cimicifuga racemosa e il trifoglio rosso.
Soia e trifoglio rosso contengono fenoli policiclici, tra cui gli isoflavoni genisteina, gliciteina, daidzeina, in grado di legarsi ai recettori per l’estrogeno.
Dai risultati di oltre 30 studi sembra che determinino una lieve riduzione dei sintomi della sindrome vasomotoria menopausale e non vi sono dati sui potenziali eventi avversi, specie per trattamenti a lungo termine. In ogni caso non vi sono ancora studi definitivi che confermino l’efficacia e l’innocuità dei prodotti.
Il loro impiego in post-menopausa nasce dall’osservazione delle donne orientali che presentano in questa fase della vita una minore incidenza di sintomi vasomotori e di tumore della mammella, oltre a inferiori livelli di colesterolo. Attualmente, mancano però studi sufficienti che possano confermare questa osservazione.
Si sconsiglia in ogni caso di abbinare alla terapia sostitutiva farmacologica la terapia con fitoestrogeni, per la reciproca interferenza con effetti anche negativi.
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