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La preeclampsia è una patologia piuttosto rara anche se in leggero aumento (ha un’incidenza che arriva a circa il 3%) che può manifestarsi con gradi diversi di gravità a iniziare dalla 20esima settimana di gestazione, prevalentemente nell’ultimo trimestre della gravidanza.

Un tempo veniva chiamata anche gestosi (termine ora in disuso nella letteratura medica) ed è correlata alla presenza di un’ipertensione gravidica, o cronica e preesistente, e di un aumento dei livelli di proteine nelle urine (proteinuria) uguali o superiori a 0.3 gr nelle 24 ore.

Si parla di ipertensione gestazionale quando i valori (misurati in due momenti distinti almeno a distanza di sei ore) sono superiori a 140 mm Hg (pressione sistolica, la massima) e a 90 mm Hg (pressione minima, diastolica).

Fisiologicamente la pressione arteriosa si abbassa in gravidanza fino a raggiungere valori minimi intorno alla 20-24 settimana: questo fenomeno è legato a una vasodilatazione a carico delle arterie uterine, che riducono le loro resistenze per permettere un maggior afflusso di sangue al feto. Quando questo meccanismo non si realizza correttamente si possono verificare delle problematiche in gravidanza, come ad esempio i disordini ipertensivi.

La preeclampsia (gestosi) è una condizione potenzialmente molto pericolosa per la salute di diversi organi vitali della madre e del feto, e può avere un impatto serio sulla funzionalità e sull’irrorazione della placenta, quindi va attentamente e costantemente monitorata con visite ginecologiche regolari e analisi di laboratorio, e in certi casi ricorrendo anche a ricoveri ospedalieri.

La preeclampsia infatti può precedere l’insorgenza della più temibile eclampsia, caratterizzata da attacchi epilettici della madre e correlata a danni importanti (in alcuni casi letali) a placenta, reni, fegato e cervello materni, favorendo l’esito di nascite premature o con basso peso del bambino.

Cause e fattori di predisposizione

Le vere cause della preeclampsia non si conoscono ancora bene: sappiamo che è collegata a difetti della vascolarizzazione della placenta e che le condizioni che ne potrebbero favorire l’insorgenza possono essere tra le seguenti:

  • ipertensione preesistente alla gravidanza
  • anamnesi familiare con presenza di gestosi
  • precedente gravidanza con ipertensione o preeclampsia
  • gestante nullipara ,(cioè che non ha mai avuto gravidanze) più a rischio gestosi rispetto alla donna che ha già avuto gravidanze fisiologiche
  • obesità
  • diabete mellito o patologie renali
  • età inferiore a 20 anni o superiore ai 40 (10% d’incidenza in più nel caso della primipara attempata, 4% in più nel caso di gravidanze successive)
  • gravidanze multiple (gemelli)
  • sindrome ovarica policistica
  • artrite reumatoide
  • lupus e altre malattie autoimmuni
  • trombofilie, problemi coagulativi ed ematologici

Ricercatori irlandesi hanno rilevato che la carenza di vitamina D (presente nel pesce azzurro, nell’olio di fegato di merluzzo e nel tuorlo d’uovo) è associata all’insorgenza di preeclampsia. Anche lo stile di vita è stato considerato nella patogenesi dei disordini ipertensivi in gravidanza.

I sintomi della preeclampsia

I sintomi e i disturbi della preeclampsia non sempre sono riconoscibili e molto spesso sono comuni ad altre patologie o a manifestazioni episodiche in gravidanze sane: è importante quindi che le donne che aspettano un figlio siano consapevoli e che siano pronte nel riferire con tempestività ogni cambiamento riconducibile all’elenco sottostante al proprio ginecologo di fiducia, o agli specialisti che hanno il compito di monitorare la loro salute lungo tutto il percorso della gravidanza.

Importante monitorare la pressione arteriosa e controllare l’esame delle urine con frequenza. Talvolta la preeclampsia può peggiorare e trasformarsi in eclampsia, oppure l’eclampsia può insorgere all’improvviso senza alcun precedente sintomo.

L’insorgenza della eclampsia è caratterizzata da :

  • mal di testa frequenti
  • turbe visive: visione offuscata, lampi visivi, macchie scure o sensibilità alla luce
  • edema: gonfiore a viso, mani, caviglie e piedi
  • tremore alle mani
  • eccessivo aumento del peso per ritenzione idrica (oltre 5 chili in una settimana)
  • dolori addominali sotto le costole, solitamente sul lato destro: dolore o bruciore epigastrico o al fegato, dolore di riferimento alla spalla che si irradia dal fegato (come nei problemi di cistifellea)

Una particolare forma di eclampsia è chiamata epatogestosi o Sindrome HELLP (con emolisi, aumento delle transaminasi, diminuzione delle piastrine), caratterizzata da sofferenza epatica di varia gravità, che richiede terapie in regime di ospedalizzazione e in certi casi trasfusioni per far fronte a problemi di coagulazione e parto immediato.

Diagnosi strumentale

Le analisi diagnostiche per la preeclampsia (gestosi) riguardano prima di tutto la presenza di proteinuria e d’ipertensione (anche con flussimetria doppler delle arterie uterine). A difetti della circolazione placentare può corrispondere un ritardo nell’accrescimento del feto, per il quale è raccomandata quindi la misurazione regolare.

Negli ultimi anni è stato sviluppato un nuovo screening per la preeclampsia  precoce nel primo trimestre, abbinato all’ecografia del duo test. Lo screening però non è sempre raccomandato, è soggetto a molti falsi positivi e negativi, perciò le ultime Linee Guida italiane (SIEOG 2015) ne indicano la valutazione caso per caso, soprattutto nei casi in cui il test risulti ad alto rischio.

Come si cura la preeclampsia

La cura definitiva della preeclampsia, eclampsia e sindrome HELLP  consiste nel programmare il parto, non appena le condizioni della mamma e del feto lo permettono, una volta stabilizzata la condizione materna e eseguita la maturazione polmonare del feto con la somministrazione di di farmaci corticosteroidi. In alcuni casi selezionati il ginecologo può prescrivere farmaci antipertensivi per abbassare la pressione, ma solo quando questa raggiunge valori pericolosi per la madre.

È sempre utile invece raccomandare un’alimentazione sana iposodica, equilibrata e povera di calorie e grassi, ricca di tanta frutta e verdura, molta acqua e fibre Per quel che riguarda il corretto stile di vita, è buona norma anche in gravidanza praticare uno sport adatto, fare del movimento regolare, per abbassare la pressione alta.

In certi casi per prevenzione si utilizza acido acetilsalicilico a basse dosi, mentre alcuni specialisti prescrivono eparina a basso peso molecolare come anticoagulante nei casi più ad alto rischio. Un nuovo studio effettuato l’anno scorso sostiene che l’assunzione di acido folico può aiutare a prevenire la preeclampsia. Viceversa, una recente ricerca dell’Università della Florida ha rilevato come lo smog e l’inquinamento aumentano la possibilità di ipertensione in gravidanza. Le epatogestosi possono richiedere una terapia con epatoprotettori o acido ursodesossicolico.

Anche dopo il parto per le pazienti affette da gestosi si raccomanda di monitorare la pressione, consapevoli che potrebbe essere necessario continuare la terapia antipertensiva per settimane. Generalmente, l’ipertensione tende a sparire entro le 6 settimane dal parto.

In alcune donne invece la cosiddetta preeclampsia postpartum può comparire tra le 48 ore e le 6 settimane dopo la nascita del bambino.

Per approfondimenti consulta le linee guida AIPE2013.

Per richiedere un consulto medico sull’eclampsia in gravidanza o semplicemente per prenotare una visita ginecologica puoi contattarmi qui o prenotare online. In qualità di ginecologa ostetrica ricevo tutte le settimane le mie pazienti negli studi di Milano e Firenze.

*Foto di Boris Trost da Pixabay