Procreazione biologica, eterologa, monologa e surrogata sono definizioni, etichette necessarie ai medici per comunicare. Quando una coppia inizia a pensare a un figlio, e per realizzare il proprio desiderio entra nel mondo della Procreazione Medicalmente Assistita, le rappresentazioni della maternità e della paternità degli “aspiranti genitori” vengono travolte da espressioni che minano e minacciano la trasformazione di una donna in una madre e di un uomo in un padre.
In questo breve articolo abbiamo voluto parlare solo di una piccola parte di questo grande e complesso mondo, che ha da sempre un solo nome: genitorialità. Abbiamo deciso di dedicare la nostra attenzione alle donne che affrontano il percorso della gravidanza avendo ricevuto il gamete femminile da un’altra donna, per cancellare le varie etichette che trasmettono profonda insicurezza e fanno sentire incapaci le future madri.
MATERNITÀ
Da dove sono venuto?
Dove mi hai trovato?
Domandò il bambino a sua madre.
Ed ella pianse e rise allo stesso tempo
e stringendolo al petto gli rispose:
tu eri nascosto nel mio cuore, bambino mio,
tu eri il suo desiderio.
Tu eri nelle bambole della mia infanzia,
in tutte le mie speranze,
in tutti i miei amori, nella mia vita,
nella vita di mia madre,
tu hai vissuto.
Lo Spirito immortale che presiede nella nostra casa
ti ha cullato nel Suo seno in ogni tempo,
e mentre contemplo il tuo viso,
l’onda del mistero mi sommerge
perché tu che appartieni a tutti,
tu mi sei stato donato.
E per paura che tu fugga via
ti tengo stretto nel mio cuore.
Quale magia ha dunque affidato
il tesoro del mondo nelle mie esili braccia?Rabindranath Tagore
Quello che più conta è ciò che viene maggiormente omesso: il processo di identificazione con il ruolo materno è frutto del legame indissolubile che andrà a creare con il proprio bambino.
Questo legame apre il mondo alla maternità. La maternità è, dunque, essenzialmente relazione. A una donna per essere madre basta un figlio che le appartiene e a un bambino per essere figlio basta una mamma a cui appartiene.
È nella relazione che si crea il legame madre/figlio, non nei geni che compongono le cellule embrionali,
ma è proprio questa sicurezza che la donna perde nel percorso di PMA.
Recenti sentenze da un lato sanciscono il diritto alla genitorialità non biologica, garantendo l’espressione della libertà di autodeterminarsi per le coppie che decidono di diventare genitori e dall’altro tutelano il diritto all’identità personale del figlio, riconoscendo rapporti diversi da quelli genetici.
Altre sentenze, invece, ritengono che la maternità sia genetica, aprendo così un importante dibattito sulle questioni legislative ed etiche attorno alle c.d. nuove forme di genitorialità e maternità.
In realtà, per quanto la questione meriti uno studio che faccia chiarezza sugli aspetti giuridici ed etici, non stiamo assistendo a niente di nuovo. Nella Bibbia, per esempio, Sara che vuole assicurare una discendenza ad Abramo, decide di offrire la propria schiava, Agar, al marito. Quando Agar partorisce, lo fa sulle gambe di Sara, affinché quest’ultima possa vivere i dolori e la gioia del parto, affinché si crei un legame tra lei e quel bambino che sarà suo figlio.
In un bellissimo libro di Margaret Mazzantini (Venuto al mondo), Gemma e Diego decidono di avere un figlio chiedendo ad Aska di unirsi a Diego, perché Gemma non riesce a portare aventi le gravidanze. Gemma saprà molto tardi che il patrimonio genetico di Pietro non ha niente a che vedere con il suo uomo, ma Pietro sarà sempre suo figlio, indipendentemente da com’è venuto al mondo.
La maternità non è cambiata, perché Sara e Gemma hanno affrontato gli stessi fantasmi che minacciano l’identità di tutte le donne che si avvicinano all’idea di diventare madre. Sono cambiati, invece, gli interrogativi e le questioni legali ed etiche da risolvere attorno alla maternità.
È cambiato il modo in cui si realizza una gravidanza, ma non è cambiata la maternità.
Quando una donna si avvicina al pensiero di diventare madre, i movimenti interni sono gli stessi per ogni donna.
La relazione, come abbiamo detto, è ciò che da luogo alla maternità. Il dialogo sensoriale e affettivo tra madre e bambino si struttura già prima della nascita di un figlio. Una donna è madre dal momento che inizia a sognare suo figlio, è madre prima di conoscerlo, prima di vederlo, è madre nel momento in cui si sente madre; è grazie al fatto di sentire il proprio figlio dentro di lei, prima nella sua mente e poi nella sua pancia, che la rende madre. In questo senso non esistono diverse maternità. La maternità è interiore e si costruisce con il legame che la donna instaura con il proprio bambino, con l’unicità di quel rapporto e dalla storia di quella coppia madre/bambino, che sarà diversa, appunto, da un figlio a un altro.
Il cuore di un bambino è percepibile già dalle prime settimane di vita dell’embrione, i movimenti fetali sono avvertiti dalla mamma dopo pochi mesi dall’inizio della gravidanza, il legame che si crea durante la vita intrauterina è il legame che anticipa la relazione madre/bambino ed è nel periodo della gestazione che madre e bambino si legano per sempre.
Non esistono etichette che possano definire la maternità; quando un bambino si trova dentro la pancia della mamma nasce una storia fatta di sogni, di immagini, di percezioni e si tratta di una storia unica e irripetibile.
Quel bambino è figlio di quella mamma, indipendentemente dai geni che ne costituiscono il patrimonio genetico, proprio perché tra madre e figlio è nata una connessione emotiva. Quel bambino appartiene a quella mamma ed è quel senso di appartenenza che rende una gravidanza unica.
Due sconosciuti si innamorano con un solo sguardo, una mamma e suo figlio si innamorano prima di guardarsi negli occhi. Questa è la potenza e la magia di ogni gravidanza.
Intervento di Daiana Di Gianni
Psicologa – Psicoterapeuta